Storia - Dicembre 28, 2022
Breve storia dell’impiantistica sportiva siciliana e gli impianti sportivi Turi Guglielmino
I primi passi per la realizzazione del Turi Guglielmino furono compiuti nei primi anni ’90, quando fu progettato. Bisogna, però, aprire una parentesi digressiva di tipo storico-economica nell’ambito dell’impiantistica sportiva in Sicilia. Dalla fine anni ’80 fino agli anni ’90 molte città siciliane hanno conosciuto un radicale progresso (che poi si è rivelato nel 70% […]
Di Giuseppe Reina

I primi passi per la realizzazione del Turi Guglielmino furono compiuti nei primi anni ’90, quando fu progettato. Bisogna, però, aprire una parentesi digressiva di tipo storico-economica nell’ambito dell’impiantistica sportiva in Sicilia. Dalla fine anni ’80 fino agli anni ’90 molte città siciliane hanno conosciuto un radicale progresso (che poi si è rivelato nel 70% dei casi un vero e proprio fallimento) nell’edilizia di infrastrutture sportive. Ci si accorge che la Sicilia non è pronta sportivamente perché mancano le strutture adatte e quelle esistenti non bastano e non rispondono più ai canoni legislativi (in parole povere: non sono a norma).

Questo proliferare di nuovi spazi sportivi è dato anche (e, a mio parere, soprattutto) dalla XIX Universiade che si terrà proprio in Sicilia nel 1997. La costruzione di quasi tutti gli impianti sportivi dei paesi etnei risale, infatti, a quel periodo, anche se non tutti gli impianti progettati e nati in quel periodo verranno utilizzati per la grande manifestazione sportiva. Gran parte di quest’impiantistica è stata finanziata dai fondi regionali assegnati dall’Assessorato al Turismo e allo Sport, il resto dai fondi europei nati tra gli anni ’70 e ‘80 . Solo che l’impiantistica sportiva siciliana si rivelerà un vero e proprio flop (nell’immaginario collettivo solo dopo l’Universiade del ’97 ci si renderà veramente conto dell’enorme sperpero di denaro e risorse) perché negli anni a seguire della loro costruzione, seguito spesso da un uso breve e saltuario, molti impianti sportivi verranno chiusi o abbandonati per i loro eccessivi costi di manutenzione; se la Regione e l’Europa, da una parte, hanno messo i soldi iniziali per la loro realizzazione, dall’altra non hanno badato alle spese del loro mantenimento, spesso addossate a comuni piccoli, che non possono fronteggiare il sostentamento di strutture faraoniche (i casi-simbolo nella provincia di Catania restano Camporotondo Etneo e Giarre). Tutt’oggi l’Assessorato regionale al turismo e allo sport non sembra avere idee convincenti (né i fondi necessari per permettere il ripristino degli impianti) a tal proposito, anzi, recentemente in data 27 Settembre 2017, si è tenuto un seminario a Catania sull’impiantistica siciliana per valorizzare lo sport; tra i punti del programma il finanziamento di nuove strutture sportive, nessuna voce per la riqualificazione e il futuro di quelle esistenti.

Il Turi Guglielmino si trova tra quegli impianti finanziati dai fondi regionali (Ass. al turismo e allo sport), un finanziamento iniziale di 5 miliardi di lire, ottenuto nel 1995. La struttura ab origine è costituita da un campo da calcio in erba a 11, una tribuna, spogliatoi e servizi igienici, alloggio custode, pronto soccorso, palestra, biglietteria. Verrà collaudato pochi anni dopo nel ’99. Inoltre, bisogna aggiungere che in progetto l’impianto non era destinato ad essere dedicato al calciatore mascaluciese, ma gli è stato dedicato successivamente. Fin da subito, la vita del Turi Guglielmino non è facile e soprattutto stabile: il campo viene usato saltuariamente per poche manifestazioni sportive, dato in concessione per pochi mesi ad alcune società sportive (si sospetta dall’Uff. Tecnico che sia stato promesso ad alcune società sportive in campagna elettorale in cambio di voti durante le passate amministrazioni) e subito soggetto ad atti vandalici. Nel 2004 l’impianto passa al plurale e si parlerà di impianti: sono costruiti (credo con soldi comunali, non ricordo bene) una pista di atletica e di mountain bike, un campo di calcetto e le torri faro per permettere al campo di calcio di essere illuminato anche durante le ore serali; questa spesa ammonterà intorno ai 545 mila euro e verranno usati molto di rado. Il campo da calcio comincia ad essere utilizzato al massimo del suo potenziale solo un anno dopo, quando verrà dato in concessione con uso esclusivo[1] alla società Calcio Catania. Per circa sette anni si assisterà ad un via vai di gente che seguirà con passione e dedizioni gli allenamenti della squadra catanese. In questi anni il Turi Guglielmino viene ben mantenuto, gli atti vandalici ridotti quasi a zero anche grazie al custode della società sportiva.
Correva l’anno 2012 quando iniziò il fattaccio burocratico tra il Calcio Catania e l’Amministrazione. La società comincia a costruire la sua nuova struttura sportiva privata “Torre del grifo”, dove sposterà le sue attività e finalità sportive. Il 30 Giugno del 2012 la società sportiva invita l’amministrazione con una lettera a rivedere il contratto, in vista dell’imminente costruzione di Torre del grifo. Il Capo Area informerà il sindaco che le pompe dell’acqua sono guaste, il campo non è innaffiato e che il manto erboso non è omogeneo, né in buono stato. Nonostante la comunicazione di restituzione dell’impianto sportivo, la società del Calcio Catania continuerà ad usare l’impianto e la vera e propria restituzione dell’immobile avverrà solo 7 mesi dopo, nel 2013. La restituzione dell’impianto è ritardata dal fatto che non è stato redatto un verbale dalla società al momento della restituzione; gli impianti, a parte il problema delle pompe e qualche piccolo intervento di manutenzione, erano pronti per essere utilizzati di nuovo. Verrà effettuato un sopralluogo insieme all’ingegnere tecnico della società lo stesso mese e l’Amministrazione annoterà che l’impianto è in evidente stato di abbandono, favorito, in assenza di un custode, da nuovi atti vandalici, probabilmente rimosso dal suo incarico dalla stessa società subito dopo la richiesta di restituzione dell’immobile. Al momento della riconsegna, quindi, l’impianto è restituito dalla società sportiva con gli annessi atti vandalici e non come gli è stato dato e come deve essere riconsegnato da contratto. Le clausole non rispettare del contratto tra il Comune e la società sono: violazione degli obblighi di manutenzione e di restituzione dell’immobile in buono stato, mancato obbligo di custodia. Il Calcio Catania avrebbe, quindi, dovuto stilare un piano di ripristino e di riqualificazione dell’impianto, pagandone le spese, dato che i danni erano avvenuti in sotto la gestione della società sportiva, seppur non causati da essa. L’Amministrazione comunale di Mascalucia, prima di ricorrere alle sedi legali, tenta più volte un incontro con la suddetta società, ma al primo sopralluogo per ufficializzare la restituzione il Calcio Catania è assente. Vengono scattate delle foto che ritraevano le condizioni del campo, inoltrate alla società, ma ancora una volta nessuna risposta. Durante l’estate del 2014, anticipati dal piccoli interventi di messa in sicurezza dell’immobile, resi possibili grazie alla collaborazione tra l’Amministrazione e i militari di Sigonella, la società sportiva ripulisce il campo dalle sterpaglie e presenta un piano di adeguamento e manutenzione all’Ufficio tecnico comunale, che avrebbe previsto il rifacimento parziale dell’impianto, per consentirne di nuovo l’utilizzo. I costi si aggiravano sui 350 mila euro. Accordo non è stato rispettato e l’Amministrazione nel 2015 ricorre ai mezzi giudiziari. L’iter giudiziario è ancora in corso, si presume la condanna penale della società; a settembre del corrente anno è stato chiamato a testimoniare uno degli ultimi collaboratori tecnici. La sentenza definitiva dovrebbe arrivare nel giro di un anno, al massimo 2, escludendo un probabile ricorso del Calcio Catania.
[1] Secondo l’Atto di citazione, pervenuto grazie l’Avv. Grazia Tomarchio, si apprende: « Va da subito evidenziato che all’art 4 del medesimo atto negoziale le parti hanno previsto che l’impianto sarebbe stato a disposizione della società concessionaria, altresì prevedendo la “possibilità” dell’Amministrazione comunale di utilizzare gratuitamente la struttura. Tuttavia, l’Ente non ha mai utilizzato l’impianto, che è stato detenuto in via esclusiva dalla società concessionaria.»
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