Satira - Dicembre 13, 2021

Cronache di Mascalcia /8 : L’inutile Messer Frescobaldo del Marchese.

Ad illo tempore, messer Frescobaldo del Marchese fu mio discepolo alla Diletta Scuola di Meditazione e Contemplazione del Creato. Accolsi come un figlio colui che sarebbe poi diventato Grandissimo Figlio di Gran Feudatario, istruendolo all’insegnamento della Verità e delle Alte Leggi Supreme. L’imberbe era però svogliato, non comprendeva i Sommi insegnamenti ed anche il dono […]
Di mascaluciadoc@virgilio.it

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Ad illo tempore, messer Frescobaldo del Marchese fu mio discepolo alla Diletta Scuola di Meditazione e Contemplazione del Creato.

Accolsi come un figlio colui che sarebbe poi diventato Grandissimo Figlio di Gran Feudatario, istruendolo all’insegnamento della Verità e delle Alte Leggi Supreme.

L’imberbe era però svogliato, non comprendeva i Sommi insegnamenti ed anche il dono della parola era per lui, una materia di difficile apprendimento.

Era ambizioso però, ma indirizzava le sue doti umane, misere per la verità, verso le arti della teoria dell’ inutilità.

Dovetti mio malgrado mandarlo via, relegandolo al semplice ruolo di elemosinante di consensi, quando mi accorsi che il suo mondo interiore, laddove risiedono le scintille della scienza, della tecnica e della ragione, era pressoché inesistente.

Seppi in seguito che avevo visto giusto e che l’imberbe era propenso solo a fare e promuovere cose inutili.

Quando fu eletto Grandissimo Figlio di Grandi Feudatari, narra la leggenda, propose l’installazione nel Reame di stalli di colore Rosa per giumente incinte.

Il popolo non ne comprese la genialità e stallava in tali vulgaris lochi, tutto ciò che era umanamente possibile adagiare.

L’uomo obeso, detto anche Lardominalis Sapiens, divenne il simbolo della battaglia contro tale forma di discriminazione sessista.

Perché la giumenta incinta poteva fermarsi legalmente in tali stalli e l’uomo di lardo, NO?

Frescobaldo non si fece intimorire dal primo insuccesso, ma perseverò nelle sue astruse ed irragionevoli teorie.

Leggendaria fu la sua proposta di installare nel centro del Reame, macchine semoventi a 4 ruote, dentro le quali abili Lanzichenecchi dediti al malaffare, avrebbero dovuto vendere cibarie di altissimo livello colesterolico, espandendo per l’aere, effluvi primaverili gradevoli e fior di essenze profumate allo sterco.

Al cospetto, la pestilenza appariva meno letale.

Ma il colpo di genio più alto e sublime, Messer Frescobaldo del Marchese, lo mise a segno quando teorizzò l’installazione di un pennone su cui apporre tutti i vessilli del Reame più meritevoli e caritatevoli.

Essendo ignorante in Storia Feudale, Frescobaldo non sapeva che la pratica del pennone serviva, ad illo tempore, per impalare i nemici del Reame, tramite introduzione violenta del Pennone, lungo la stessa via oscura in cui talvolta penetra pure la tanto beneamata Verga.

Quando presentò l’idea al Gran Consiglio dei Grandissimi Figli di Grandi Feudatari, più d’uno lo guardò perplesso, la stragrande maggioranza fuggì con il timore di essere usata come cavia per tale ingegnoso esperimento, ma qualcuno più ardimentoso lo apostrofò con parole che mi apparvero, all’epoca, arcane ed oscure:

“Ah mentecatto!

Ah ideatore di marchingegni demoniaci!

Ah mente bacata e tarlata dai vermi!

Azziccatillu unni sai tu, u Pennone”.

Non riesco a rendervi intellegibile tale linguaggio arcaico, risalente ad epoche assai remote e per ciò, intraducibile per lo scrivente.

Or dunque, il buon Frescobaldo tanto dileggiato dai sostenitori di Re Enzù divenne un caro amico degli amici degli amici, allorquando con abile piroetta degna del miglior giullare di corte, riuscì ad incastrarsi perfettamente nelle grazie di Re Enzù che da allora lo prese con sé, avvolgendolo sotto la sua ala benevola e protettrice.

Da allora, il buon Frescobaldo vive felice, sereno e tranquillo, ma sono certo che subdolamente, starà ideando qualche altra diavoleria delle sue.

Occhio al Pennone, or dunque.

Fa malissimo.

L’Abate Pietà.

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