Storia - Ottobre 19, 2020
Il 1935 dell’Oro alla Patria
In questa foto, tratta da LA SICILIA, si ritrae un negozio sito nel palazzo San Demetrio della via Etnea di Catania, sede dei negozi più lussuosi dell’epoca.“ORO ALLA PATRIA” recita l’insegna, invitando così i catanesi a donare i propri gioielli o oggetti valore. Una manifestazione di aiuto volontario da parte di cittadini che volevano così […]
Di Francesca Calí

In questa foto, tratta da LA SICILIA, si ritrae un negozio sito nel palazzo San Demetrio della via Etnea di Catania, sede dei negozi più lussuosi dell’epoca.
“ORO ALLA PATRIA” recita l’insegna, invitando così i catanesi a donare i propri gioielli o oggetti valore. Una manifestazione di aiuto volontario da parte di cittadini che volevano così aiutare il Regno D’Italia gravemente sanzionato dalla Società delle Nazioni per l’attacco militare all’Etiopia.
Era il 18 dicembre 1935, quando Mussolini decise di istituire la Giornata delle fedi nunziali durante la quale gli italiani avrebbero dovuto privarsi di questo simbolo matrimoniale in cambio di un attestato di partecipazione alla causa nazionale e di un anello in ferro che riportava la scritta Oro alla Patria.

Le prime a dare l’esempio, donando la propria fede, furono la Regina Elena del Montenegro, Rachele Mussolini e tantissime nobildonne romane, durante una cerimonia sull’Altare della Patria.
“Molti personaggi autorevoli del tempo, anche fra chi non appoggiava il regime, descrivono la cerimonia come la massima espressione patriottica di massa italiana di tutti i tempi, e non mancarono i donatori illustri: dai reali (il Re donò dei lingotti d’oro e il principe Umberto il Collare dell’Annunziata), ma anche Guglielmo Marconi (la fede e la medaglia da senatore), Luigi Pirandello (la medaglia del del Premio Nobel) e Gabriele D’annunzio (la fede e una cassa d’oro)”. (Fonte Wikipedia)

Solo a Roma vennero raccolte oltre 250.000 fedi ed in tutta Italia 37 tonnellate di oro e 115 tonnellate di argento che vennero depositati alla Zecca dello Stato.
Lo scopo di questa giornata non fu solo economico ma divenne una grande propaganda fascista con lo scopo di mostrare all’Europa lo “sposalizio tra stato e popolo” e quindi l’appoggio popolare alla guerra. La donazione dell’oro divenne il tema centrale dei messaggi alla radio, sui giornali e nei cortometraggi dell’Istituto Luce.
Anche la chiesa appoggiò segretamente e silenziosamente questa campagna invitando i prelati a donare ex-voto, gioielli di famiglia, catenine e crocifissi. Nel napoletano, la curiosa storia di un parroco che invitò i bambini a donare la propria medaglietta della Prima Comunione.
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