Approfondimenti - Settembre 14, 2023
Il Santuario dell’Addolorata dei Padri Passionisti: cent’anni di storia etnea.
La storia dei Padri Passionisti a Mascalucia dal 1920 ad oggi
Di Francesca Calí

Nel 1920, l’Arcivescovo di Catania il Card. Giuseppe Francica Nava, manifestò la volontà di affidare il neo eletto Santuario Diocesano, dedicato alla Madonna delle Grazie di Mompileri, ad un gruppo di religiosi della Congregazione dei Padri Passionisti a cui lui era molto legato e che da poco aveva festeggiato i due secoli dalla fondazione per mano di San Paolo della Croce. Insieme al Vicario Vito Longo di Mascalucia, ove il Santuario aveva sede, ottenne il loro arrivo nell’umile paesino etneo per la cura pastorale dei pellegrini di Mompileri. Giunsero a Mascalucia quattro presbiteri tra cui colui che dal 2013 divenne il Venerabile Generoso del Santissimo Crocifisso, al secolo Angelo Fontanarosa, primo Rettore del Santuario della Madonna delle Grazie (oggi Madonna della Sciara).

L’Ordine dei Padri Passionisti affonda le sue radici nel lontano 1720 quando Don Francesco Paolo Danei fonda la prima comunità a Monte Argentario, in Toscana, incentrata sul mistero della Passione e Morte di Gesù Cristo come strumento di evangelizzazione e di diffusione del principio di amore verso per il prossimo. Sono riconoscibili dal particolare abito nero, che indossano in segno di lutto, con inciso sul petto un cuore bianco sormontato da una piccola croce bianca con i tre chiodi in basso, con su inciso Jesu XPI Passio. Nei tre secoli che hanno visto crescere questo ordine religioso, numerose sono le comunità missionarie nate in giro per tutto il mondo che, oltre a diffondere la Parola di Cristo, danno sostegno alle popolazioni locali che vivono ancora in povertà. L’ultimo dato pubblicato e riportato da Wikipedia, conta al 31 dicembre 2008, 363 case spirituali con 2.167 religiosi, dei quali 1.653 sacerdoti.

Il primo nucleo giunto in Sicilia prese dimora a Borgetto nel Santuario dedicato alla Madonna Addolorata di Romitello ed è da lì che partono, alla volta Catania, Padre Generoso Fontanarosa ed altri confratelli. La loro venuta da Borgetto spiega la grande venerazione di Padre Generoso per la Madonna Addolorata di cui seguiterò.
In attesa che le sciare dell’antica Mompileri si rendessero più adatte all’accoglienza, alla dimora dei sacerdoti e alla visita dei pellegrini, grazie ad una storica raccolta fondi a favore del Santuario Diocesano promossa dal Cardinal Nava, i Passionisti ebbero in dono dalla stessa famiglia Nava il terreno boschivo nei pressi della chiesetta di San Rocco, nell’omonimo quartiere a Mascalucia, a pochi passi da dove sorge oggi il Santuario dei Padri Passionisti. Tale residenza fu dedicata a Sant’Agata e per ben 11 anni Padre Generoso si dedicò alla predicazione e alla ricerca di consacrazioni. Purtroppo il numero degli Ordinati rimase invariato e la confraternita fu costretta a chiudere il Ritiro e a trasferire i religiosi in altre comunità. Tutti tranne Padre Generoso.

Le fonti storiche ci dicono che nel maggio 1928, Padre Generoso si recò a San Giovanni La Punta per una predicazione presso l’istituto delle Suore Orsoline e in quell’occasione conobbe la Madre Superiora di cui divenne successivamente Padre Spirituale e vicesuperiore Diocesano delle Orsoline. La sorella in questione oggi è conosciuta come la Venerabile Lucia Mangano. Padre Generoso rimase fortemente colpito dalla fede e dalla intensa vita mistica della religiosa, tant’è che il loro cammino si intreccerà per tutta la vita. Alla vigilia della chiusura del Ritiro, Suor Lucia Mangano rassicurò Padre Generoso che a Mascalucia sarebbe sorta un’opera grandiosa in cui Dio sarebbe stato glorificato e gli uomini avrebbero trovato pace e riconciliazione. Nel diario di P. Generoso viene trovata questa annotazione: “Gesù Crocifisso venne a consolarla (Lucia) in un’estasi con queste chiarissime parole Mia delizia lascio i Passionisti a Mascalucia per te“. E più avanti: “La Madonna venne anche lei a rassicurarla dicendole La cosa si farà, te lo dice la Mamma Tua“.

Così in 12 luglio 1937 venne firmato l’atto di compravendita del terreno dove oggi sorge il Santuario (che si estendeva per nove ettari con la pertinenza di una piccola fattoria con tutto l’occorrente e la conservazione del vino) grazie ad un prestito di 100.000 Lire concesso ai Padri Passionisti dal Seminario Arcivescovile di Catania e successivamente restituito con una cospicua donazione della della sig.na Mazzone di Caltanissetta, devota della Madonna Addolorata (fonte “Il parroco di Ariabona” di Padre Gioacchino Guglielmino); il vino dei Padri Passionisti diventerà un prodotto molto ricercato nei paesi etnei tanto da consentirgli di aprire la famosa Cantina dei Padri Passionisti. Il 15 settembre 1938 venne celebrata per la prima volta la festa della Madonna Addolorata nonostante mancasse il loco un simbolo o un simulacro che rappresentasse il dolore della Madre del Cristo Crocifisso. Fu così che P. Generoso, durante una visita pastorale alla famiglia del Cav. Paolo Buemi di Aci Castello (Ct), vide un quadro della Madonna Addolorata appeso alla parete che lo colpì particolarmente. Raccontò l’accaduto a Suor Lucia ed insieme decisero di chiedere al Cavaliere il dono del quadro per esporlo alla pubblica venerazione. Il 29 ottobre 1938 il quadro fu prelevato dai due Venerabili e, dopo un attento restauro, il 20 novembre 1938 Lucia Mangano lo consegnerà ai cittadini mascaluciesi che da quel giorno pregarono alla Sua presenza nella Cappella del Santuario. Del quadro, il cui autore è ignoto, sappiamo che misura 53×63 cm ed originariamente l’immagine della Madonna era rappresentato con un pugnale che le trafiggeva il cuore. Nei vari restauri questo pugnale è sparito per lasciare spazio solo alle mani giunte in segno di dolore.


Si dovrà aspettare la fine della Seconda Guerra Mondiale per iniziare la costruzione dei Segni del Santuario: la Chiesa, la Casa degli Esercizi e il Convento. La prima pietra fu posta dall’Arcivescovo di Catania, Mons. Carmelo Patanè il 28 ottobre 1945.


Dal 1923, P. Generoso aveva curato la pubblicazione (ed ancora oggi è possibile visionare il suo tesserino di giornalista nella stanza-museo a lui dedicata presso il Santuario) di una rivista mensile a carattere religioso, intitolata L’Addolorata Madre di Dio e successivamente Missionari del Crocifisso. Uno dei suoi collaboratori era Padre Gioacchino Guglielmino, parroco della chiesa Madre di San Giovanni La Punta che amava firmare i suoi articoli con lo pseudonimo di Parroco di Ariabona. Ariabona era un paesino partorito dalla sua mente in cui la vita scorreva serena e che divenne in seguito il soprannome del paesino etneo che lo ospitava. Padre Gioacchino e Padre Generoso resteranno amici fraterni per lungo tempo grazie ad un incontro fortuito avvenuto nel 1928. Padre Guglielmino racconterà: ” Benedirò sempre il momento in cui il Signore mi ispirò di chiedere ospitalità ai Padri Passionisti di Mascalucia (a San Rocco) prima di prendere possesso della parrocchia di San Giovanni La Punta. Potei così dal 16 al 21 aprile 1928 stare insieme con i religiosi, ammirare il loro spirito di orazione, di penitenza, di ritiratezza ed affezionarmi ad essi; nello stesso ritiro risiedeva un confratello il quale attendeva tranquillamente i suoi studi, non si impicciava dei fatti altrui, amava la sua cella ed era puntualissimo ai segni della Campana (la campana, che con il suo scoccare segna la giornata del Convento, esiste ancora oggi); zoppo lo era e lo dimostrava ma lo avresti detto anche muto e sordo perchè in tutto quel tempo non gli sentii proferir parola. Lo avvicinai soltanto per salutarlo e alla partenza e seppi che si chiamava Padre Generoso; un mese dopo venne a San Giovanni La Punta ed ebbi la possibilità di chiacchierare con lui; prima di ripartire rubò una fettina del mio cuore e se la portò, di certo in buona fede, a Mascalucia. Da quel giorno in poi fummo un cuor solo e un’anima sola”.
Alla morte di Padre Generoso, nel 1966, i successivi Rettori del Santuario hanno continuato la sua opera superando anche le 5000 copie di vendita della rivista il cui ricavato serviva per dare sostegno alle famiglie in difficoltà.

La struttura del grande Santuario con pianta detta a croce greca sormontata da una cupola esagonale alta 42 m. , fu opera dell’Arch. Alfio Crisafulli e, prima di morire, P. Generoso riuscì a celebrarne la messa dopo la consacrazione dell’Altare per mano dell’Arcivescovo Guido Luigi Bentivoglio, correva l’anno 1954. L’opera fu completata nel 1979. Ad oggi sono ben 37 i cantieri lavoro che hanno portato il Santuario ad essere come lo conosciamo. All’interno dei reparti della comunità, ma accessibile al pubblico, vi è una grande Biblioteca. Costituita agli inizi del 1970 da un modesto nucleo di volumi, lasciati per il liceo o per la stessa casa di formazione passionista, si è sempre più incrementata grazie a costanti acquisti mirati, scambi ed elargizioni. Inoltre, negli anni ottanta grazie all’intraprendenza dei P.P. si decise di dedicarla al Beato Domenico della Madre di Dio, al secolo Domenico Bàrberi, religioso della Congregazione dei Passionisti, così la biblioteca prese il nome di BARBERIANA. Il suo patrimonio libraio ammonta a circa 27.000 volumi tra i quali manoscritti di notevole importanza del 1500 e del 1600.
Una data storica per la Comunità Passionista è di certo il 1° aprile 1988 quando il Santuario dell’Addolorata fu elevato alla dignità di Santuario Mariano dall’Arcivescovo di Catania Sua Ecc. Mons. Domenico Picchinenna.
FONTI: Padre Generoso Fontanarosa-Innocenzo Bellia
Il Parroco di Ariabona-Gioacchino Guglielmino
Opuscolo 2023 del Santuario dell’Addolorata redatto dai Padri Passionisti di Mascalucia
Si ringrazia Padre Filippo Pisciotta per la visita guidata all’interno della comunità passionista e per tutte le informazioni che hanno arricchito questo articolo.
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