Cultura - Novembre 30, 2017

“La Vergine nella lava” di Giancarlo Santi

Il libro è stato pubblicato nel febbraio del 2016. Autore: Giancarlo Santi. Titolo: La Vergine nella lava. L’antica chiesa di Mompilieri e le sue statue nei manoscritti dell’Archivio Storico Diocesano di Catania. E mail del’autore: elidrisi@alice.it Nel marzo 1669 l’Etna distrusse il casale di Mompilieri e la sua chiesa maggiore con le splendide statue che […]
Di Regina Betti

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Il libro è stato pubblicato nel febbraio del 2016.
Autore: Giancarlo Santi.
Titolo: La Vergine nella lava. L’antica chiesa di Mompilieri e le sue statue nei manoscritti dell’Archivio Storico Diocesano di Catania.
E mail del’autore: elidrisi@alice.it

copertina santiNel marzo 1669 l’Etna distrusse il casale di Mompilieri e la sua chiesa maggiore con le splendide statue che vi si custodivano: due di esse, attribuite ad Antonello Gagini, formavano il gruppo scultoreo dell’Annunciazione; la terza raffigurava la Madonna delle Grazie con il piccolo Gesù in braccio. Nella concitazione di quelle terribili ore, gli abitanti del casale riuscirono a salvare soltanto poche masserizie e nessuno seppe quale sorte avessero subito le tre amate statue. Dopo anni d’inutili ricerche, nel 1704 i cosiddetti “cavatori”, profughi mompilerini stanziatisi a Massannunziata, riuscirono a penetrare nella grotta formatasi tra i ruderi della chiesa e vi trovarono il simulacro della Madonna delle Grazie attorniato dalla lava ma integro sul suo altare. Delle altre due statue non fu trovata traccia. Erano restate all’interno della chiesa? Oppure, in un estremo tentativo di salvataggio, erano state condotte all’esterno?

I cavatori riuscirono nell’impresa scavando nella lava, a 9 metri di profondità, un lungo e tortuoso tunnel che, aggirando i ruderi della chiesa, li portò nella grotta che oggi chiamiamo “del Ritrovamento”. Non si trattò dunque di uno scavo effettuato direttamente sulla verticale della statua come si è sempre erroneamente raccontato.

Scrissero i cronisti dell’epoca che una veggente, ispirata dal Cielo, aveva indicato il punto in cui scavare per trovare il simulacro che fu poi collocato in una rustica chiesa intitolata alla Madonna della Sciara. Inutili tentativi furono poi effettuati per trovare le due statue del gruppo scultoreo dell’Annunciazione. Tra sogni, dicerie, speranze, delusioni, nacque così il mito del tesoro spirituale sepolto nella sciara di Mompilieri

Nel gennaio del 1955 infine, un operaio che scavava in una cava di ghiara antistante il santuario trovò casualmente la meravigliosa testa della statua dell’Annunziata. Due giorni dopo furono trovati la testa dell’Angelo e altri frammenti del gruppo scultoreo che oggi, dopo il restauro, sono visibili all’interno del santuario.

È questa in breve la vicenda di Mompilieri che da secoli affascina i devoti etnei e li spinge a pregare nell’odierno santuario della Madonna della Sciara ai piedi della ritrovata statua e nella Grotta del Ritrovamento.

Nonostante i libri scritti con intenti religiosi, molto della “vicenda Mompilieri” restava tuttavia distorto dalle numerose varianti della leggenda su essa fiorita. Per mezzo di un libro basato su fatti concreti occorreva quindi ristabilire la verità storica per contestare le tante erronee credenze locali; soprattutto quelle sul ritrovamento della statua della Madonna delle Grazie.

Com’erano il territorio dell’antica Mompilieri e la chiesa dell’Annunziata prima dell’eruzione del 1669? Cosa avvenne nei terribili momenti della distruzione? Come fu scoperta in realtà la statua della Madonna delle Grazie? Come avvenne il suo recupero? Come e da chi nel 1955 furono trovati i frammenti delle due statue dell’Annunciazione? Per quali tortuose vie giunsero questi reperti nelle mani del Rettore del santuario?

Attraverso lo studio d’inediti documenti e i racconti dei devoti, tramite l’aiuto di studiosi e la collaborazione di amici speleologi, con il libro si è cercato di rispondere a questi e ad altri quesiti irrisolti da secoli. Si è così arricchita la “vicenda Mompilieri” d’inattese notizie riuscendo, soprattutto, a far emergere complesse verità fino a oggi trascurate. Ne è emerso un nuovo e, forse, definitivo assetto della storia più recente del santuario che il passare del tempo e l’oblio stavano già per confondere.

Soprattutto con la ricerca sul campo, l’esplorazione speleologica delle cavità sotterranee del santuario, è stato possibile ricostruire, seppur con grande difficoltà, come avvenne la scoperta del 1704. Le fuorvianti cronache settecentesche hanno infatti portato per lungo tempo la ricerca fuori via costringendo a una radicale revisione di quanto si tramandava.

Tutto è partito dalla scoperta e dall’esplorazione di un cunicolo lungo più di un’ottantina di metri che, snodandosi dopo una difficilissima strettoia dalla parete meridionale della Grotta del Ritrovamento, aggira da sud a 9 metri di profondità i ruderi dell’antica chiesa per poi dirigersi per un breve tratto, dopo un brusco cambiamento di direzione, verso ovest dove s’innalzava la facciata dell’antica chiesa. Un crollo nel cunicolo ha però impedito di raggiungere il portale della chiesa in stile gotico di cui parlano i cronisti situato una diecina di metri oltre l’ostruzione. L’esplorazione è stata quindi effettuata dall’interno dei ruderi dell’antica chiesa verso l’esterno, ovvero in senso contrario al percorso effettuato nel 1704 dai cavatori che trovarono la statua.

immagine grotta santi

Durante l’esplorazione uno speleologo avanza strisciando nel cunicolo scavato nel 1704 dai cavatori. Le dimensioni medie della galleria sono di 80 cm x 80 cm.

Il passo successivo, trovare il punto da cui i “cavatori” diedero inizio allo scavo – ovvero il punto che sarebbe stato indicato dalla veggente ispirata dalla santa Vergine – si rivelò, per l’inesattezza delle cronache settecentesche, la maggiore difficoltà dell’esplorazione. Da tali confusi resoconti s’intuì tuttavia che il punto iniziale dello scavo doveva trovarsi sull’esatta perpendicolare del portale dell’antica chiesa alla profondità di 9 metri; la profondità a cui si sviluppa il cunicolo esplorato. Si scatenò quindi un vero e proprio brain storming, l’accavallarsi delle più varie ipotesi sulla possibile collocazione del punto fatidico. Un punto da noi detto, per rispetto della locale tradizione religiosa, “della Veggente”. Tempesta durata fin quando fu individuata l’ipotesi più realistica che, come spesso capita nelle ricerche, era sotto gli occhi di tutti.

Nell’agglomerato lavico che aveva coperto la chiesa dell’Annunziata, oggi trasformato nel terrapieno su cui poggia l’odierna chiesa della Madonna della Sciara, le condizioni riferite dai cronisti del ‘700 si realizzavano soltanto in fondo a una piccola grotta che tutt’ora s’inoltra per una diecina di metri in tale ammasso lavico: la cosiddetta “Grotta Sottosagrato” per la sua posizione sottostante il sagrato della nuova chiesa. A conferma dell’intuizione, si scoprì che la grotta fu a suo tempo modificata in più punti per favorire il passaggio dei visitatori; nel fondo della grotta s’innalza soprattutto ancora oggi il recinto che doveva delimitare il pozzo, profondo 9 metri, che fu scavato dai cavatori sull’esatta verticale del portale della chiesa. Intuizione e stato del luogo coincidevano perfettamente.

Anche in questo caso, purtroppo, non è stato possibile procedere oltre il recinto. Il pozzo infatti è oggi inagibile perché colmo di terra da riporto. Non esistono documenti al riguardo ma, forse, lo scavo fu volutamente interrato quando nell’Ottocento, per facilitare le visite dei devoti, si chiuse il disagevole cunicolo e si fece sulla verticale della Grotta del Ritrovamento il pozzo che collegava la superficie dell’odierno piazzale con la cavità. Lo stesso scavo trasformato poi, nei primi anni ’50 del Novecento, nella comoda scala attualmente utilizzata.

Anche se l’esplorazione speleologica è rimasta incompleta per i suddetti ostacoli ambientali, ciò che è stato finora scoperto è sufficiente a ricostruire l’esatta modalità della scoperta della statua. Ovviamente la ripresa dell’esplorazione, più volte richiesta, consentirebbe di ampliare le conoscenze al riguardo. Come è stato più volte segnalato, si potrebbero forse trovare oltre la Grotta del Ritrovamento altri ambienti ipogei di grande interesse e, chissà, i ruderi di Mompilieri potrebbero un giorno divenire una nuova emergenza culturale di grande valore. Come inaspettatamente è avvenuto a Misterbianco con la chiesa di Campanarazzu.

santuario santi

Sopra. Facciata meridionale del santuario di Mompilieri. Il cerchio e la freccia indicano il punto in cui aveva inizio la Grotta Sottosagrato prima della costruzione del terrapieno. Dalla base dello sperone lavico, oggi delimitato da un’aiola, i “Cavatori” riportarono alla luce la statua della Madonna delle Grazie. La porta adiacente, da cui oggi si accede alla grotta, è quella che immette nei locale dei servizi igienici del piazzale.

di Giancarlo Santi

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