Approfondimenti - Maggio 5, 2023
Le quattro opere di Michele Rapisardi a Mascalucia: certezze e misteri!
Lo confesso, ho preso un abbaglio, ma avevo fornito la notizia con un grosso punto interrogativo in quanto non avevo termini di paragone con cui confrontarmi e confortarmi visivamente. Non sono un critico d’arte , né un conoscitore della materia. Mi limito all’osservazione e a una razionale sequenzialità dei fatti. Forse preso dall’entusiasmo, ho equivocato […]
Di Giuseppe Reina

Lo confesso, ho preso un abbaglio, ma avevo fornito la notizia con un grosso punto interrogativo in quanto non avevo termini di paragone con cui confrontarmi e confortarmi visivamente.
Non sono un critico d’arte , né un conoscitore della materia.
Mi limito all’osservazione e a una razionale sequenzialità dei fatti.
Forse preso dall’entusiasmo, ho equivocato e sono stato parecchio frettoloso a attribuire una paternità, seppur interrogativa e con molti dubbi, al quadro de “L’Addolorata” presente in Chiesa Madre e recentemente fotografato, legandone il merito e l’attribuzione a Michele Rapisardi, grande artista catanese vissuto a cavallo del XIX secolo.
Mi sbagliavo.

Grazie alla fortuna che aiuta sempre gli audaci e al dono di un tomo di grande spessore artistico che tratta la materia, sono stato finalmente in grado di ricostruire in maniera certa e con dovizia d’informazioni, l’epopea dei quattro quadri realizzati da Michele Rapisardi a Mascalucia e che dovrebbero essere ubicati in maniera perfettamente equa tra la Chiesa Madre e la Parrocchia di San Vito Martire.
Dico “dovrebbero” perché come scoprirete a breve, non tutto è filato liscio e ci sono alcuni misteri che devono essere ancora verificati.
Partiamo proprio dal quadro “L’Addolorata” che è sicuramente quello che mi ha dato maggiori problemi d’interpretazione.
Eccone finalmente la foto, la storia e caratteristiche tecniche della vera “Addolorata” di Michele Rapisardi (alla fine dell’articolo troverete la fonte del mio studio):

“L’Addolorata” è un olio su tela di cm.56×47.5, siglato in basso a sinistra con la sigla “M.R”. La realizzazione è del 1856, anno in cui il Rapisardi soggiornò effettivamente a Mascalucia per sfuggire ai nefasti effetti della peste che aveva colpito la città di Catania.
La Madonna in preghiera è avvolta in un ampio mantello azzurro, priva dei tradizionali simboli della passione, sullo sfondo di un cupo paesaggio dove sulla sommità di un colle s’intravedono le tre croci.
Oltre che per la novità dell’inserimento della Madonna nel paesaggio aperto con basso orizzonte, il dipinto appare interessante anche per la notevole forza espressiva del volto ritratto da una donna del luogo durante “i pochi mesi di dimora a Mascalucia” allorché gli fu commissionato dal Vicario Somma insieme all’ovale raffigurante il “Cuor di Gesù”.
Realizzato, come detto, nell’arco del 1856, fu inviato da Firenze nel gennaio del 1857 “perchè il committente lo aveva pregato con molta insistenza di accelerare la spedizione”. Presunta ubicazione : Sacrestia della Chiesa Madre di Mascalucia.
A una ricognizione visiva che ho compiuto qualche giorno fa, il quadro non è presente né in Chiesa Madre, né nell’attigua sacrestia.
Si ritiene, ma non si ha alcuna certezza, che sia stato trafugato durante il furto avvenuto nel 2007 unitamente a tante altre opere di cui non si è mai stilato un elenco preciso e dettagliato.
Dato che vi ho scritto del “Cuor di Gesù”, sempre dello stesso autore, eccovi la foto e le caratteristiche tecniche:

Il “Cuore di Gesù” è un olio su tela cm.65×51 realizzato dal Rapisardi nel 1861, facente parte di una collezione privata.
Commissionato dal Vicario Somma nel 1855, insieme all’altro quadretto dell’Addolorata (sono effettivamente di piccole dimensioni), l’ovale fu portato a termine nel 1861.
La rappresentazione del Cristo indicante il cuore raggiante, dall’aspetto giovane e con bionda barba fluente, allontana quest’immagine, tra le più popolari dell’iconografia sacra, dalle versioni idealizzanti o tipicamente da “santino” profuse nella pittura religiosa dell’Ottocento. Sconosciuta l’ubicazione dell’opera, come già detto, facente parte di una collezione privata, a detta di biografi e recensori del Rapisardi.
Ma l’opera più significativa di Michele Rapisardi ubicata a Mascalucia, sia esteticamente che per grandezza, è il “San Vito e Artemia” che si può ammirare nella navata destra della Parrocchia di San Vito Martire, accanto all’altare dedicato al Santo Patrono contenente il simulacro.
Eccone la foto con una breve storia e i dettagli tecnici:

Il “San Vito e Artemia” fu realizzata dal Rapisardi nel 1857 ed è un olio su tela co.260×156, quindi di grandi proporzioni.
La scena, che si svolge dentro l’ambiente essenziale d’una cella senz’altro dettaglio che quello della grata da cui proviene un fascio di luce direzionata, è tutta giocata sul contrasto luce-ombra in funzione psicologica. “La figura della donna è in ombra , la qual cosa simboleggia la tenebra dell’anima; quella del martire è raggiante di luce limpidissima, simbolo del lume della vera religione”.
Per la realizzazione del suddetto quadro, il Rapisardi realizzò anche alcuni bozzetti, prove e schizzi che lo aiutarono nelle realizzazione definitiva del quadro.
Eccoli:



L’ultimo quadro realizzato dal Rapisardi a Mascalucia è il “San Luigi Gonzaga”.
A lungo, mi sono interrogato sulle motivazioni che il Rapisardi avesse nel dipingere un Santo “non siciliano” e lontano dal sentire comune della nostra terra.
La spiegazione più logica che mi sono dato è che San Luigi Gonzaga è il santo protettore degli appestati (il Santo morì giovanissimo di peste!), tema probabilmente molto sentito dallo stesso Rapisardi che fuggì da una Catania in preda al morbo per rifugiarsi a Mascalucia e sfuggire alla morte.

Il “San Luigi Gonzaga” è un olio su tela del 1862 cm.75×60 realizzato a Mascalucia, ma ubicato presso la Chiesa di San Luigi a Catania.
Già nella Chiesa di San Vito a Mascalucia, dove figurava sull’altare principale posto sotto la pala raffigurante “San Vito e Artemia”, come documenta una foto d’inizio secolo conservata nell’archivio della Parrocchia etnea, il dipinto fu, con ogni probabilità, commissionato dal Vicario Generale Francesco Castro, che ne risultava proprietario.
Il dipinto, per le sue ridotte dimensioni, era forse destinato a un altare di devozione domestica.
Anche le testimonianze orali da me raccolte per bocca di Francesco Zappalà, parlano di una presenza di questo quadretto sotto l’Altare Maggiore della Chiesa di San Vito, ma purtroppo oggi non è più possibile ammirarlo a Mascalucia.
Fonti non ufficiose e tutte da verificare, stimano l’ubicazione attuale presso la Chiesa di San Luigi a Catania. Come sia arrivato lì e attraverso quale iter rimane un mistero che sarà fonte di ricerca, nei prossimi mesi.
Di certo, la presenza di Michele Rapisardi a Mascalucia fu davvero importante , significativa e di alto pregio artistico.
Fonti esaminate: Michele Rapisardi nelle collezioni catanesi, Maimone Editore,1990.
Vita di M.Rapisadi, di Emanuele Rapisardi, Giachetti Editore,1889.
Giuseppe Reina
Editor Mascalucia DOC
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