Approfondimenti - Novembre 3, 2019
MITI DI SICILIA: Efesto e la fucina sotto il vulcano Etna
Sicilia terra ricca di storia, arte e letteratura. I più grandi artisti, da sempre, si lasciano ispirare delle sue bellezze naturali e da tutte le tracce che gli antichi popoli hanno lasciato su questo paradiso terrestre. Sicilia terra protagonista di romanzi, racconti, poesie, leggende e miti. Ed è proprio di uno di questi che vorrei […]
Di Francesca Calí

Sicilia terra ricca di storia, arte e letteratura.
I più grandi artisti, da sempre, si lasciano ispirare delle sue bellezze naturali e da tutte le tracce che gli antichi popoli hanno lasciato su questo paradiso terrestre.
Sicilia terra protagonista di romanzi, racconti, poesie, leggende e miti. Ed è proprio di uno di questi che vorrei raccontarvi la storia.
Lui è il più sfortunato fra tutti gli Dei. E’ quello con la storia più triste.
Vi voglio raccontare il mito di Efesto, Dio del fuoco e protettore dei fabbri e degli artigiani. Nacque da Era che lo rifiutò subito perché molto brutto e deforme, tanto da buttarlo giù nel mare. Il piccolo si salvò perché soccorso da due ninfe, Eurinome e Teti, che lo crebbero fino all’età di 9 anni per poi ricongiungerlo con la madre Era.
Questo riavvicinamento, però, fu un fallimento e dopo l’ennesimo litigio con Zeus, questi lo gettò dal monte Olimpo causandogli la perdita di entrambe le gambe.
Efesto pensò di vendicarsi costruendo un trono tutto d’oro che regalò alla madre. Questo nascondeva una trappola che la imprigionò. Pur di liberare Era, gli altri Dei concessero ad Efesto la richiesta più assurda che poteva fare: sposare la donna più bella dell’Olimpo, Afrodite.
La giovane Dea fu costretta a concedersi al Dio deforme ma, contemporaneamente, lo tradì con Ares, dio della guerra. Efesto se ne accorse e decise di coglierli sul fatto e svergognarli davanti a tutto l’Olimpo. Costruì una rete da mettere sopra il loro giaciglio che si sarebbe chiusa non appena i due amanti si fossero sdraiati sopra. La trappola funzionò ed Afrodite ed Ares rimasero imprigionati completamente nudi. Colti sul fatto rimasero alla mercé di tutti gli dei per diversi giorni, finché alcuni di loro si decisero a liberarli.
Dopo quest’altra grande delusione, Efesto si rifugiò nelle viscere del vulcano Etna dove costruì la sua fucina coadiuvato dai terribili Ciclopi. Dal suo ingegno, nacquero parecchie opere di ingegneria ed oggetti che ritroviamo in tanti altri miti e leggende greche. Viene menzionato nell’Iliade di Omero come un uomo brutto e cattivo ma con una grande forza fisica. Grazie al suo intelletto viene, però, acclamato dal popolo greco come il suo protettore.
Gli antichi romani lo chiamavano Vulcano e narrano anche dei meravigliosi gioielli che egli realizzava forgiando i metalli per le sue madri adottive.
Ad Efesto si deve la costruzione dello scudo prodigioso di Zeus, di molte armi di Artemide, del carro del Dio del sole e, soprattutto di Talo, un gigante che proteggeva le coste di Creta. Talo viene considerato la prima forma di robot.
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