Storie di Mascalucia - Luglio 28, 2023
Storie di Mascalucia: Biagio Amantia, il portalettere di San Vito e la sua eredità morale.
Chi era Biagio Amantia?Molti, soprattutto coloro che hanno qualche capello bianco in più, lo ricordano come un “semplice” portalettere, sorridente e rubicondo.Ma tutti sappiamo che Biagio Amantia non era solo questo, anzi era tutt’altro che questo.La cosa più evidente che balzava agli occhi, in presenza di Biagio, era la stazza : un omone grande e […]
Di Giuseppe Reina

Chi era Biagio Amantia?
Molti, soprattutto coloro che hanno qualche capello bianco in più, lo ricordano come un “semplice” portalettere, sorridente e rubicondo.
Ma tutti sappiamo che Biagio Amantia non era solo questo, anzi era tutt’altro che questo.
La cosa più evidente che balzava agli occhi, in presenza di Biagio, era la stazza : un omone grande e grosso da cui scaturiva un senso di grande umanità.
Ma, qui di certo, non vogliamo celebrare la sua carriera “postale”, bensì le sue straordinarie doti organizzative.
La sua vita “parallela” è indissolubilmente legata alla Festa di San Vito di cui, per tantissimi anni, fu presidente del locale Comitato di festeggiamenti, nonché principale “deus ex-machina” di tutto l’apparato festaiolo.
Ma durante i suoi anni di vita mascaluciota, lo ritroviamo ovunque, sia nell’organizzazione di feste che di eventi connessi, di concorsi sportivi, gimkane e quant’altro.
Lui c’era sempre, era una sua dote, una sua passione, una sua prerogativa.
Era “‘u mastru di festa” per eccellenza, Il “bummaro” più accanito per antonomasia, e diciamolo pure il prototipo del “mascalucioto” tipo che ama festa, i fuochi d’artificio, calia&simenza e tutto quanto fa spettacolo.
Ma genuina era la sua fede per San Vito.
Senza di lui, tanti avvenimenti che ricordiamo o di cui abbiamo scritto in altre occasioni ,non sarebbero mai stati realizzati.
Una bella persona, uno straordinario “manager” al servizio di Mascalucia, se proprio vogliamo usare una terminologia moderna.
La sua prematura morte gettò nello sconforto gli amici più cari, ma soprattutto produsse un disorientamento nel Comitato San Vito perché, senza di lui che reggeva le fila, teneva i contatti, progettava e organizzava, nessuno sembrava in grado di raccoglierne l’eredità.
Padre Nicola, all’epoca, ebbe una folgorazione che solo uno che sapeva vedere oltre le logiche e le ristrette mentalità paesane, poteva arrischiare.
L’allora comitato era composto da anziani, tutti intorno alla settantina, brave persone sicuramente, devoti, appassionati, con voglia di fare, ma privi come detto del “faro” Biagio.
E allora una sera riunì i ragazzi della Parrocchia, una di quelle generazioni di giovani che lui aveva cresciuto nelle fede, nel gioco, nell’amicizia, nei valori, si sedette, ci guardò negli occhi, e ci disse le testuali parole.
“Perché non la fate voi la Festa di San Vito?”
Solo un pazzo folle, visionario e scatenato poteva proporre una cosa del genere a ragazzi poco più che ventenni, senza alcuna esperienza, e solo lui poteva mettere in mano a dei giovani, una macchina organizzativa complessa come quella della Festa di San Vito.
La sfida fu accettata e si creò un mix giovani/anziani in cui si decise di apportare alla Festa, le idee nuove dei ragazzi unite a quelle tradizionali, ma che non dovevano essere irrimediabilmente perse, in questo delicato passaggio di transizione.
Di quel Comitato, facevo parte anch’io.
C’impegnammo “na cugghiutta” porta a porta che, all’epoca, era il solo sostegno finanziario della Festa, ottenendo un riscontro enorme.
Ma non solo, decidemmo di variare qualcosa e d’intervenire, unendo sacro e profano e tagliando tutto quello che ci era sembrato ormai obsoleto.
Ottimizzazione era la parola d’ordine.
Pagare un’orchestra da palco sinfonica, come si era fatto nel passato, al cui concerto assistevano dieci persone sedute in piazza, ci sembrò uno spreco enorme, come pagare più bande, quella mattutina, quella giornaliera, quella serale che poi dovevano prestare servizio per la Festa che durava tre giorni, dimostrava un impiego poco funzionale delle risorse faticosamente accumulate.
Intervenimmo pesantemente, sull’onda dell’incoscienza della gioventù, procurandoci non pochi alterchi e critiche dai tradizionalisti, ma proseguimmo a testa bassa, senza guardare in faccia nessuno, dritti verso gli obiettivi.
Ai classici archi luminosi colorati con le lampadine piccolissime, sostituimmo archi di nuova concezione, mai visti a Mascalucia, con boccioni monocolore (chi li ricorda?!) che fecero ammattire chi non riusciva a guardare oltre la punta del proprio naso, ma che ebbero un impatto coreografico di grande stupore.
Fu proprio nei due anni in cui tenemmo le fila dell’organizzazione della Festa di san Vito, che maturammo l’idea di gestirla come un evento a tutto tondo.
Evento religioso più eventi musicali in cui la gente potesse rilassarsi e godere delle afose serate agostane, magari intrattenendosi in piazza con la voglia di ascoltare della buona musica.
Ecco che ci venne l’idea di portare i cosiddetti “cantanti” in Piazza Umberto (o Piazza San Vito).
Fu l’anno di Fiordaliso, cantante sanremese di bellissima presenza che aveva come camerino e spogliatoio, il negozio di barbiere di Maurizio Vallone che c’è in piazza e che fece un concerto molto applaudito e seguito.
“Non voglio mica la luna…” cantava Fiordaliso.
Nel nostro piccolo, la luna l’avevamo raggiunta, avevamo imposto un nuovo modo di concepire la festa che, oltre al sacro e al tradizionale, doveva integrare il divertimento, la leggerezza, la buona musica per tutti.

Non ci fermammo a Fiordaliso.
L’anno dopo, osammo di più: portare qualcuno che non fosse conosciuto alla grande massa, ma che potesse avere un impatto visivo e spettacolare maggiore: fu l’anno del maestro Claudio Simonetti, leader dei Goblin, autori di quasi tutte le irreali colonne sonore dei film di Dario Argento. Solo musica, luci, effetti speciali.
Un successone.

Biagio Amantia si rivoltò nella tomba, ma non per disgusto.
Forse per accennare qualche passo rock.
La sua eredità era stata raccolta, ma in modo molto diverso dal previsto.
Giuseppe Reina
Editor Mascalucia DOC
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