Storie di Mascalucia - Agosto 30, 2023

Storie di Mascalucia: quando al Circolo si faceva teatro!

Il ritrovamento di una vecchia locandina teatrale, può essere il giusto pretesto per scatenare antichi ricordi utili a qualche malinconica rievocazione di un passato “mascalucioto” ormai lontanissimo, un’epoca che definirei gloriosa, fatta di tanta energia, voglia di fare e mettersi in gioco, non ancorata dietro il video di uno smartphone dove vivere la vita in […]
Di Giuseppe Reina

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Il ritrovamento di una vecchia locandina teatrale, può essere il giusto pretesto per scatenare antichi ricordi utili a qualche malinconica rievocazione di un passato “mascalucioto” ormai lontanissimo, un’epoca che definirei gloriosa, fatta di tanta energia, voglia di fare e mettersi in gioco, non ancorata dietro il video di uno smartphone dove vivere la vita in maniera passiva, osservando le vite degli altri.

E allora, a noi giovani degli anni ’70, corre l’obbligo di raccontare chi eravamo, come eravamo, come siamo diventati e come siamo stati felici con poco e onestamente.

Noi, ragazzi della Discomusic, abbiamo tanto da dire e raccontare: dai primi amori alle amicizie per sempre, dai giochi semplici alle interminabili partite di ping-pong, dal nascondersi dietro i bagni sbirciando la ragazzina che si truccava, alle serate da discoteca, senza saper accennare nemmeno a un passo che avesse un minimo senso di coordinamento motorio, ma buttandosi così, senza alcuna remora psicologica.

E non sentivamo né il bisogno di ubriacarci, né di evadere dalla realtà quotidiana di cui ci sentivamo protagonisti e non emarginati sociali, perché vivevamo pienamente il quotidiano, la vita era nelle nostre mani e non delegavamo nessuno, né tantomeno un cellulare, a viverla al nostro posto.

Padre Nicola, precursore e maestro di vita, ebbe l’idea di trasformare il vecchio e polveroso campetto di calcio in un ampio locale parrocchiale che, con un’intuizione davvero fuori da ogni logica cristiana, chiamò Circolo e lo intitolò a Bob Kennedy.

Ma il Circolo sarebbe stato solo una cattedrale del deserto, un luogo triste per persone tristi, se non fosse stato popolato dalla gioventù del paese.

Per attirare i giovani, e Padre Nicola lo benissimo, servivano due cose, ieri come allora: un campo di calcio e giochi, passatempo, socialità con cui trascorrere le lunghe e noiose giornate di Mascalucia che, anche all’epoca, non offriva nulla di più ai teenager.

Ma noi avemmo la fortuna di vivere nell’epoca del sacerdote più straordinario e futurista mai apparso sulle scene vaticane.

Con un’intuizione fuori dal comune, adibì il tetto soprastante il Circolo a nuovo campetto di calcio e acquistò la carambola, il flipper, il tavolo da ping-pong, il calcio balilla.

L’Associazione Cattolica giovanile della Chiesa di san Vito ebbe un boom totale.

Mi ricordo che la prima riunione giovanile contava circa trecento giovani tra ragazzi e ragazze entusiasti, numeri che oggi sarebbe impossibile da replicare, semmai qualcuno ne avesse ancora la voglia.

Ma, accanto alle attività puramente ludiche, Padre Nicola promosse anche le attività di gruppo e culturali, facendosi interprete delle esigenze dei ragazzi.

Acquistò alcuni copioni teatrali alle Paoline di Catania e, in prima persona, si mise a fare il regista a ragazzini appena dodicenni con atti unici di una semplicità testuale commovente, che oggi farebbero davvero sorridere per la banalità dei soggetti, ma che, allora, ci sembrarono meravigliose pietre miliari del teatro dialettale.

Occorreva un palcoscenico dove esibirsi e rappresentare le piccolo opere teatrali dei ragazzi?

Qual era il problema?

Si realizzò il palco all’interno del Circolo e, sotto il palco, gli spogliatoi e la sala trucco per gli attori, il tutto con una velocità e una rapidità di idee e una progettualità da lasciare basito qualsiasi professionista del settore.

L’idea ebbe successo, i parrocchiani furono attirati da quei quattro scapestrati che si mettevano in gioco con piccole recite improvvisate e il passaggio alle rappresentazioni sacre in Chiesa, come la Passione di Cristo in costumi dell’epoca, al teatro d’avanguardia moderno, fu quasi naturale, con enorme gioia di Padre Nicola.

Non so come avvenne nei particolari, ma l’incontro tra Padre Nicola e l’attore catanese Filippo Minacapilli fu la classica goccia che fece alzare il livello artistico dei ragazzi della Parrocchia.

Filippo era un comico nato, un attore straordinario per mimica e tempi scenici, una persona talvolta sopra le righe, ma un buontempone nonché un professionista capace di dialogare con i giovani. Fu il vero e proprio motore dell’attività teatrale della Parrocchia, inculcò ai ragazzi il senso della professionalità, dell’ordine e della recitazione eseguita in maniera esperta e preparata. Nulla venne lasciato al caso: c’erano corsi per imparare a truccare gli attori di scena, briefing per gli attrezzisti di palco, nozioni su come reperire il materiale di scena, come muoversi, i portamenti e le posture.

Nacque così la Compagnia teatrale “Amici Miei” , nome che fu scelto dai ragazzi e prelevato pari pari dall’omonimo film, perché essi si ritrovavano perfettamente nelle goliardate e nelle bischerate di Tognazzi e compagnia bella.

L’attività si svolse interamente all’interno del Circolo Kennedy, con alcune sortite a rassegne teatrali del circondario in cui ottennero lusinghieri riconoscimenti.

La Compagnia operò negli anni a cavallo tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80 per poi sciogliersi per sopravvenute esigenze scolastiche, di lavoro e di vita.

Eppure fu un periodo che non rimase a sé stante, diventando l’input per alcuni ragazzi di crearsi, partendo da quelle basi, una vera e propria professione per il futuro.

Esemplare è il caso di Santo Santonocito, oggi attore locale conosciutissimo e amatissimo, che mosse i primi passi della sua enorme carriera proprio sulle polverose assi di legno del palco del Circolo Kennedy.

La locandina che Vi mostro in foto potrebbe essere variamente commentata, ma vorrei limitarmi a evidenziarvi solo alcuni piccole cose:

  • Il cartellone composto da tre lavori comici dialettici più un classico, come “Annata ricca, massaru cuntentu” , lavoro fatto non solo di recitazione, ma anche di canti e balli di scena a cui partecipò come protagonista femminile principali, la compianta Maria Coppola, ex-dipendente comunale.
  • Una stagione teatrale il cui abbonamento annuale costata solo 3.000 lire (1.55 euro al cambio di oggi), un’assurdità se pensiamo ai prezzi di oggi e segno del mutamento dei tempi.
  • Nel Cast, oltre al succitato Santo Santonocito, è presente anche Mariella Marchese, anch’ella attrice genuina e straordinaria che ebbe una bella carriera teatrale culminata con un Tour in Sudamerica di grande successo. Ricordo anche, con un moto di commozione, l’amico Michele Signorelli, scomparso pochi anni fa.
  • Mi commuove oltremodo la scritta “Per qualsiasi tipo di informazioni rivolgersi a Don Nicola Pappalardo.” C’era sempre lui, nel bene, nel male, nelle avversità e nelle gioie.

Vi stupirete probabilmente di come conosco bene tutti questi eventi, ma in quei folli “Amici Miei”, c’ero anch’io, magari non avevo doti attoriali eccelse, ma per chi mi conosce, sa quello che ho dato a quel gruppo, in termini organizzativi e di tempo dedicato per il raggiungimento degli obiettivi.

Dei ragazzi di allora, rimane oggi, un gruppo di sessantenni: ci sono mamme, casalinghe, impiegati e impiegate, avvocati, professionisti aziendali, piloti, chirurghi di chiara fama, geometri e titolari d’impresa.

Semplicemente, gli “Amici Miei”.

Giuseppe Reina

Editor Mascalucia DOC

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