Approfondimenti - Dicembre 29, 2018
Frate Gregorio da Mascalucia
Al secolo Gaetano Zappalà D’Agata nasce a Mascalucia nel l’11 ottobre 1866 e muore lo stesso giorno del 1942 a Messina. Buona parte dei documenti da lui firmati portavano solo il cognome D’Agata che era quello della madre. All’epoca si poteva usare quello del padre o della madre indistintamente. Entrato nell’Ordine dei Cappuccini, prende il […]
Di Francesca Calí

Al secolo Gaetano Zappalà D’Agata nasce a Mascalucia nel l’11 ottobre 1866 e muore lo stesso giorno del 1942 a Messina. Buona parte dei documenti da lui firmati portavano solo il cognome D’Agata che era quello della madre. All’epoca si poteva usare quello del padre o della madre indistintamente. Entrato nell’Ordine dei Cappuccini, prende il nome di Gregorio da Mascalucia.
Non chiamatelo falegname ma mastro artigiano ed artista del legno (ebanista). Del resto, Mascalucia era nota per i suoi mastri falegnami. Paragonato più volte per bravura con lo scalpello al maestro Benvenuto Cellini.
Passa alla storia perché, insieme ad altri due frati, Alessandro da Viagrande e Bonaventura da Bronte, fondò la Chiesa Dei Cappuccini di Catania, Chiesa ricca di sue opere d’arte. L’attenzione cade soprattutto sul pergamo della chiesa interamente in legno intagliato con finestre dedicate agli affreschi.
Le sue opere si trovano sparse per tutta la Sicilia Orientale. Ove ci fosse bisogno di maestranze in chiese e monasteri cappuccini, Frate Gregorio veniva chiamato in causa. In particolar modo, il messinese è pieno di sue sculture e molte, purtroppo, sono andate distrutte nel terremoto del 1908.
“Quasi non c’è chiesa, sagrestia, refettorio, chiostro ove non si trovi opera di Fra Gregorio. L’opera in cui tocca l’apice della creazione fu la Sagrestia del Duomo di Messina. Vi lavorò, coadiuvato da altri artigiani per 4 anni. Fu inaugurata nel 13 agosto 1934 sotto gli occhi sbalorditi dei colleghi artisti che furono unanimi nell’affermare che fosse il più bello del genere che esista in Italia. Per tale opera monumentale ricevette una medaglia d’oro dall’allora Arcivescovo di Messina Mons. Angelo Paino e un’altra al merito del lavoro dal Governo.” (Fonte www.fraticappuccinimessina.it).
Ciò che lascia più meravigliati è la naturalezza e l’umiltà con cui lavorava senza aver mai frequentato scuole d’arte. “Scarabocchiava” progetti su muri o pavimenti, senza un disegno o una tavola predefinita. Senza dubbio, si tratta di uno dei più grandi geni della storia dell’arte siciliana.
di Francesca Calì
Si ringrazia per la collaborazione Milena Palermo e Maria Grazia Sapienza.
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