Storia - Febbraio 20, 2021
Mascalucia 1823 e il debito del gabelloto
Di Giuseppe Alario Spadaro Mascalucia 1823 – Regno delle Due SicilieDall’analisi di un documento, uno Stato del Sud ben organizzato e tra i più floridi d’Europa Al signor Prosegreto di MascaluciaCatania 24 aprile 1823Servizio n.286Signore,non avendo finora il gabelloto di codesta marina per l’anno 18ventidue adempito al pagamento delleCentoventre onze 26.16 (26 tari e 16 […]
Di Francesca Calí

Di Giuseppe Alario Spadaro
Mascalucia 1823 – Regno delle Due Sicilie
Dall’analisi di un documento, uno Stato del Sud ben organizzato e tra i più floridi d’Europa
Al signor Prosegreto di Mascalucia
Catania 24 aprile 1823
Servizio n.286
Signore,
non avendo finora il gabelloto di codesta marina per l’anno 18ventidue adempito al pagamento delle
Centoventre onze 26.16 (26 tari e 16 grana) di cui va debitore per resto in saldo di sua gabella si darà Ella
la premura di fargli notificare che se in quattro giorni non avrà egli soddisfatto tal suo debito sarà a di lui
carico spedito un soldato della compagnia d’arme. Tanto esegua con mandarmi a posta corrente copia di
tal notifica.
Per il segreto Sammartino
Il procontestatore
Gaspare Gambria

La lettera datata 24 aprile 1823, scritta dal mittente il Segreto di Catania Sammartino, destinatario il Prosegreto di Mascalucia, contiene la notifica di sollecito pagamento di un debito che il gabelloto di Mascalucia doveva a saldo nei confronti dell’erario.
Il Segreto era il responsabile del settore finanziario del distretto: da lui dipendevano i Prosegreti esattori dei vari comuni del distretto; il capitano d’arme era posto alle immediate dipendenze del ministro di alta
polizia ed assicurava sia la pubblica sicurezza che quella amministrativa in particolar modo nelle campagne, grazie all’ausilio della sua compagnia d’arme formata da 12 uomini compreso il trombetta.
Le compagnie d’armi vennero sciolte nel 1837 e successivamente ricostituite poi dopo il 1849.
Sia il Segreto che il Prosegreto facevano parte di quella struttura statale che oggi viene chiamata “Agenzia delle Entrate”. Essi si impegnavano alla riscossione coattiva, al recupero delle somme non corrisposte. Dallo
studio su “le leggi e decreti del Regno delle due Sicilie del 1824” ho potuto esaminare di quanto
ammontava la loro “mercede” e di quanto ammontavano i proventi sia del Comune di Mascalucia che di
Catania. L’ Art. 41 stabiliva che i Segreti saranno i capi dell’amministrazione distrettuale e saranno suddivisi
in 6 classi: Catania insieme a Palermo e Messina faranno parte della prima classe. L’art. 54 sanciva che ogni
segreto sopra il danaro dell’erario di tutto il distretto, di cui si farà introito né conti della segrezia, riterrà
la quota proporzionata a lui spettante nel seguente modo: nelle segrezie di prima classe la quota sarà del
mezzo per cento; mentre per le Prosegrezie suddivise in 7 classi (Mascalucia rientrava nella 5 classe)
poiché secondo gli articoli 57 e 58 il carico annuale degli introiti dell’erario del Comune appartenenti alla
5 classe era compreso da onze 500 a 300, gli spettava il 3% (vedi tavola delle Prosegrezie in Sicilia).
Per avere un’idea di quanto ammontava in euro il compenso del Prosegreto di Mascalucia rapportato alla
valuta odierna (quotazione oggi dell’oro circa 47,45 euro al grammo), stimando che 1 onza siciliana (peso
3,19 g), equivalente a 3 Ducati d’oro, avesse un potere di acquisto di circa 150 euro, gli introiti dell’erario
del Comune di Mascalucia che erano compresi da onze 300 a 500 erano stimati quindi dai 45,000 euro a
75,000 euro annui. Supponendo che per quel dato anno vi fu un introito di 50,000 euro il Prosegreto di
Mascalucia avrebbe ricevuto uno stipendio di 1.500 euro (10 onze)
Più corposo invece Il carico annuale degli introiti dell’Erario del Comune di Catania, secondo l’art. 54 era
sopra le onze 10.000. Supponendo per quell’anno un introito pari a 10.000 onze, corrispondenti oggi a
1.500.000 euro, lo 0,50% in base alla tavola delle Segrezie di Sicilia avrebbe dunque ricevuto uno stipendio
di 7.500 euro (50 onze). Secondo lo studio del dott. Ubaldo Sterlicchio nel suo “Sistema monetario del
Regno delle due Sicilie” si evidenzia che la retribuzione era netta poiché nel Regno delle due Sicilie non
esisteva alcuna imposta sul reddito e che una giornata lavorativa di un contadino era di 1 Tarì ovvero 20
grana equivalenti ai (10,00 euro attuali) un operaio generico da 1 a 2 Tarì (10,00-20,00 euro), un operaio
specializzato 2 Tarì 15 grana (27,50 euro), i maestri d’opera 4 Tarì (40,00 euro). Veniva aggiunto un
soprassoldo giornaliero di 10-20 grana (5 -10 euro) per il vitto. Percepivano di più gli impiegati dello Stato.
Un impiegato civile statale guadagnava al mese uno stipendio di 5 onze (750 euro), il tenente di fanteria 7
onze 5 tarì (1.150 euro), il colonnello di fanteria 31 onze (4.650 euro). Nel Regno del Sud il costo della vita
era più basso rispetto a quello degli altri Stati preunitari per esempio un rotolo di pane dal peso di 890 g
costava 6 grana (3,00 euro) la carne circa 16 grana (8,00 euro). Un Regno quindi non così povero come
viene sempre descritto dalla storiografia ufficiale ma ben organizzato e regolamentato dagli annali delle
Leggi e dei Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie. Anche i vari trattati commerciali con i vari Stati Europei
e prima ancora che giungesse la fine del Regno trattati commerciali sia con la Russia che con gli Stati Uniti
d’America contribuirono ad aumentare i profitti nello scambio di prodotti fra comunità differenti e lontane.


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