Approfondimenti - Novembre 18, 2019
Progetto museale per Vito Reina, il sarto-pittore?
“Io sono un sarto, ma fin da piccolo amavo l’arte. Ma come facevo?I miei genitori erano poveri, quindi non potevamo mandarmi a scuola.Mio padre di mestiere faceva il Fabbro e, dato il progresso delle macchine, non ha più potuto lavorare.E così dovetti sospendere di andare a scuola, e l’unica cosa da fare era andare “o […]
Di Giuseppe Reina

“Io sono un sarto, ma fin da piccolo amavo l’arte. Ma come facevo?
I miei genitori erano poveri, quindi non potevamo mandarmi a scuola.
Mio padre di mestiere faceva il Fabbro e, dato il progresso delle macchine, non ha più potuto lavorare.
E così dovetti sospendere di andare a scuola, e l’unica cosa da fare era andare “o mastru” ad imparare un mestiere che mi consentisse di aiutare la famiglia.
Ma quella passione che avevo per l’Arte, quel demone come si sol dire che, per lungo tempo era rimasto a dormire dentro di me, improvvisamente si è svegliato.
Accadde un fatto. Era l’anno 1936 e mia moglie era appassionata di fare fiori di panno e sul tavolo vi erano molti colori di questo panno.
Accanto c’era una cartolina illustrata con il disegno di una gondola veneziana, chissà chi l’aveva mandata.
A quella vista, la mia mente vagava, pensava “se io in questo momento fossi stato un pittore”. E’ stato un lampo, un attimo, dentro di me si accese quella passione che avevo per
l’arte e che aveva dormito per tanti anni.
Ora Si che posso fare il pittore, ma intanto i ferri del mio mestiere : ago, filo, forbice e panno colorato mi guardavano offesi. E pensavano “Come mai il nostro padrone, ci può
abbandonare così facilmente , dopo che noi l’abbiamo voluto tanto bene e l’abbiamo aiutato nei momenti piu’ difficili e per tanti anni?”
“Noi crediamo di aver fatto sempre il nostro dovere” pensa l’ago, “si, ma qualche volta l’ho punto anch’io.”
“Ricordo una volta mentre si stirava una giacca , ero troppo caldo” disse il ferro da stiro “ed ho bruciato un po’, ma è stata una disattenzione del padrone”. E così via dicendo.
Ma io li ho rassicurati, dicendo loro : “Miei cari compagni di lavoro, come mai potete pensare cose simili, dopo che voi mi siete stati fedeli per tutta la vita a lavorare insieme?
Come potete pensare che vi lasci?. Anzi debbo dirvi, che da oggi in poi, non vi lascerò mai più, perché ho bisogno di voi più di prima, per un’impresa molto più difficile di quella
che abbiamo fatto finora”.
“Ora si tratta di arte, di pittura, ma di una pittura tutta nostra, di una mia creazione senza pennelli e senza colori, ma solo della vostra collaborazione cioè di filo, forbice , ferro e
panno colorato. Quindi come vedete, non è cambiato nulla rispetto a prima. Voi siete state fedeli compagne di lavoro sempre e sempre lo sarete.
Ma questa volta è arte, quindi si deve stare molto più attenti di prima, perché questo lavoro richiede molta più passione di prima. Ora non si tratta di essere presuntuoso, ma solo di far capire che pur facendo a meno di pennelli e colori , si può fare della onesta e simpatica pittura. Questo è tutto e non mi sembra poco.
Questo è dimostrato dall’interessamento della stampa nazionale ed internazionale , dai critici documentaristi del cinema, della R.A.I TV , dai premi avuti, dalle medaglie d’oro, Tripoli, Bruxelles e New York e per finire a
Washington Casa Bianca che per me è stata la più grande gioia.
Ricevetti una lettera di congratulazioni dalla famiglia Kennedy, quando era Presidente il defunto John Kennedy.”
Washington, December 29 , 1961.
Firmato. Vito Reina
N.B : Lo scritto di cui sotto è derivato da un testo originale dattiloscritto dallo stesso Vito Reina, in mio possesso.
Le nostre eccellenze mascaluciote sono da sempre destinate all’oblio.
Mi chiedo il perché un cotanto artista non abbia ancora un proprio spazio museale a Mascalucia, Paese a cui ha dato tantissimo ed a cui donò tredici delle sue opere più famose.
Articolista: Giuseppe Reina
Editor Mascalucia DOC
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