Cultura - Novembre 18, 2019

1) Antichi mestieri: Pippu u salaru

Sono scomparsi lentamente, ma, allo stesso tempo ci sembra che sia passata una vita. Sto parlando di quegli antichi mestieri, che adesso non sono svolti come un tempo. A volte si riesce a beccarne qualcuno in qualche fiera e sagra, come testimonianza del nostro folklore passato. Questa foto potrebbe essere la testimonianza di un cinquantennio […]
Di Regina Betti

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Sono scomparsi lentamente, ma, allo stesso tempo ci sembra che sia passata una vita. Sto parlando di quegli antichi mestieri, che adesso non sono svolti come un tempo. A volte si riesce a beccarne qualcuno in qualche fiera e sagra, come testimonianza del nostro folklore passato. Questa foto potrebbe essere la testimonianza di un cinquantennio fa, ma ha compiuto da poco trent’anni.

Ho avuto la fortuna di conoscere e vedere Pippu u salaru da bambina, nonostante la mia giovane età. Pippo era originario di Misterbianco e passava con il suo cavallo almeno una volta a settimana da San Pietro Clarenza, Mascalucia, Camporotondo e Belpasso. Lo vedevo attraversare i paesi col suo piccolo carretto siciliano decorato a mano, sempre carico di sacchi bianchi da 10 kg. Spesso si fermava da mia nonna, soprattutto nel periodo estivo e le vendeva chili e chili di sale.

A cosa serviva il salaro, se il sale lo si comprava nei supermercati? Questa era la domanda che facevo spesso a mia nonna. E mia nonna, che aveva a stento la licenza elementare, mi rispondeva in dialetto: “Il sale ci serve per quando facciamo le olive sottosale e le conserve, ne serve parecchio. E poi perché io il sale l’ho sempre comprato ndo salaru”.

Il “salaru” è un mestiere ormai andato perduto a causa dell’evoluzione delle tecnologie e della società che ne fa parte. Molte generazioni attuali e future non sapranno mai di cosa si trattava, in quanto sono mestieri andati perduti e non tutti sono rintracciabili su Internet. Non so che fine abbia fatto Pippo, se ancora oggi sia vivo, ma mi piace ricordarlo così.

La foto ci è stata donata da Francesco Zappalà, ne è vietata la copia e la riproduzione senza alcuna autorizzazione.

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