Satira - Febbraio 28, 2019
Supposta del 02/01/2019 Quella panchina vuota…!
Confesso che piu’ di una volta, sono stato in procinto di lasciare Mascalucia DOC per sempre, di disimpegnarmi da un compito pesante, gravoso, talvolta stressante e faticoso, ma indubbiamente ricchissimo di soddisfazioni personali per tutti quelli che contribuiscono a dare e fare del loro meglio in questo folle ed utopistico progetto. Talvolta si è […]
Di Giuseppe Reina

Confesso che piu’ di una volta, sono stato in procinto di lasciare Mascalucia DOC per sempre, di disimpegnarmi da un compito pesante, gravoso, talvolta stressante e faticoso, ma indubbiamente ricchissimo di soddisfazioni personali per tutti quelli che contribuiscono a dare e fare del loro meglio in questo folle ed utopistico progetto.
Talvolta si è soli, ci si pone mille perchè, ci si chiede se tutto questo ha un senso, una ragione.
E quando queste risposte non si trovano oppure vengono meno decade l’entusiasmo, la voglia di condividere, la forza di andare avanti.
Come tutte le persone, anch’io vivo di alti e bassi, di momenti d’euforia e di attimi di smarrimento, depressione, voglia di mandare tutto all’aria.
Certe volte, mi sento seduto su una panchina vuota a guardare la realtà e non vedo nessuno seduto accanto a me, non vedo persone disponibili a crederci senza ricevere nulla in cambio, non vedo gente che vuole cambiare, modificare, spendersi per un progetto.
Su quella panchina vuota, mi sono ritrovato spesso da solo, io contro me stesso, in questi cinque lunghissimi anni di attività con Mascalucia DOC.
Però quando tutto sembra perduto, quando pensi di abbandonare , quando ragioni razionalmente e ti chiedi “chi me lo ha fatto fare!”, accade sempre un qualcosa che ti fa cambiare idea, che ti fa pensare che non è giusto, che si deve andare avanti anche fra mille ostacoli, con tenacia e testardaggine.
Su quella panchina vuota accanto a me, piano piano si sono sedute altre persone.
Ed abbiamo iniziato a dialogare, a riflettere, a fare discorsi che non erano solo frutto della mia mente , ma che erano ragionamenti che altri pensavano e volevano realizzare davvero.
Alcuni si sono alzati e sono andati via subito, altri sono rimasti un po’ di piu’, altri ancora hanno pensato che preferivano rimanere seduti ancora un po’, e poi ancora fino a quando quella panchina vuota è diventata improvvisamente piccola, insufficiente per tutti, affollatissima.
Ed allora ho cercato di mettere alcune sedie vicino alla panchina , e poi magari un’altra panca e mi sono accorto quasi immediatamente che quella che a me sembrava solo una panchina vuota, er una mia suggestione, un’ossessione personale.
Quella panchina non era vuota, ma era ricca di umanità, era strapiena di belle persone, era strabordante di idee , progetti, creatività, voglia di fare nonostante tutto, senza aiuti, senza dover dire grazie a nessuno.
Questa è Mascalucia DOC, una panchina in cui ti siedi e non hai piu’ voglia di alzarti , perchè sai che insieme a te, altre persone stanno condividendo tempo della loro vita in qualcosa di unico e speciale.
Ecco perchè ho cambiato repentinamente la mia decisione.
Volevo chiudere quest’esperienza al 31 dicembre, volevo lasciare tutto in mano a chi si sentiva di proseguire, di andare oltre, volevo riappropriarmi un po’ della mia vita, curare i miei interessi.
Poi è successo qualcosa di inaspettato tra Natale e Capodanno.
Tante cose negative a dicembre, ma anche tantissime cose positive, il mio ago della bilancia non sapeva dove pendere, se lasciare o raddoppiare.
Ero stanco.
Ho ricevuto tantissimi messaggi in questo periodo, auguri certo, ma anche mille incoraggiamenti ad andare avanti, a non mollare “perchè vi prendo a botte se lo fate”, messaggi che provenivano da tanti conoscenti, ma anche da persone inaspettate, sconosciute, incredibilmente e morbosamente attaccate a questo nostro piccolo/GRANDE progetto comune.
Ma tutto questo non mi convinceva ancora, volevo mollare lo confesso.
Poi ti accade un pomeriggio di ricevere un messaggio un po’ fuori dal comune proveniente da una persona davvero speciale che ti stupisce, ti tocca nel profondo e ti fa riconsiderare di nuovo tutto.
Ecco, quel messaggio ha (forse!) cambiato l’ordine delle cose.
Mi sarei sentito un traditore a lasciare, a tradire la fiducia degli amici dello staff, a perdere i tanti sorrisi, litigi, polemiche che anche noi abbiamo attraversato e superato sempre con il buonumore e l’ironia.
Forse avevo bisogno di ritrovare i miei stimoli, di capire se quanto costruito in questi anni era fondato sulla roccia e non sulla sabbia.
Non lascio, non mollo forse raddoppio.
Dr.Strange c’è e ci sarà ancora, è seduto su una panchina, ora come allora.
Chi si siede vicino a me?
Dr.Strange.
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