Storia - Ottobre 15, 2020
Tony, l’elefante “giullare” della Villa Bellini
Grazie al racconto vincitore del concorso Minidime 2020, TONY DA VILLA scritto da Francesco Rapisarda, abbiamo potuto rispolverare i nostri ricordi circa un famoso pachiderma che alloggiò all’interno della Villa Bellini. Correva l’anno 1965 e il circo Togni decideva di donare un esemplare di elefante, ormai in età pensionabile, alla città di Catania. Un modo […]
Di Francesca Calí

Grazie al racconto vincitore del concorso Minidime 2020, TONY DA VILLA scritto da Francesco Rapisarda, abbiamo potuto rispolverare i nostri ricordi circa un famoso pachiderma che alloggiò all’interno della Villa Bellini. Correva l’anno 1965 e il circo Togni decideva di donare un esemplare di elefante, ormai in età pensionabile, alla città di Catania. Un modo per rendere omaggio alla cittadina etnea che aveva, ed ha, come simbolo proprio U Liottru.
Tony, così si chiamava, aveva circa ottant’anni. Per un pachiderma non sono poi così tanti ma per le esibizioni da circo non andava più bene. Eppure, Tony era stata una star del circo Togni e ovunque andasse riscuoteva grande successo. Dieci anni prima, valicando le Alpi, seguendo il percorso dell’esercito di Annibale, si guadagnò le prime pagine di tanti quotidiani europei. Anche il suo arrivo a Catania nel caldo mese di agosto non fu da meno. Una grande folla accorsa in piazza Duomo, accolse con un tripudio di applausi, l’elefante accompagnato da altri due esemplari, suoi compagni di spettacolo da cui non si era mai separato. Per la città fu un grande giorno di festa ed un lungo corteo accompagnò Tony lungo tutta la via Etnea fino ad arrivare alla Villa Bellini, che l’avrebbe ospitato.
Lì fu accolto dall’Assessore ai Lavori Pubblici, Dr. Alfio Giuffrida, poi, accompagnato dal custode della Villa, Tony raggiunse l’antico recinto vicino alla collinetta sud, che era stato approntato tempo addietro per un altro elefante, Remo, donato dalla città di Roma ma mai giunto a destinazione perché morì lungo il tragitto per arrivare a Catania. Anche nel 1890, un altro elefante giunse nella città etnea inviato da Roma da Re Umberto I, a seguito del dono fatto dall’Imperatore Menelik II, dopo aver siglato il Trattato di Uccialli, inserendosi, così, nel programma delle manifestazioni Belliniane per l’inaugurazione del Teatro Massimo, avvenuto proprio il 30 maggio di quell’anno. Quell’elefante fu soprannominato dai catanesi “Menelicche” e non ebbe lo stesso trattamento d’onore di Tony. Alla sua morte, per freddo e stenti, venne imbalsamato e custodito nel museo dell’Ist. di Zoologia dell’Università, in via Androne (fonte archivio storico La Sicilia).

La cerimonia di consegna di Tony avvenne alle 13,45 e fu ripresa in diretta dalla Rai. Solo allora i catanesi, che l’avevano già soprannominato Turiddu, scoprirono che in realtà Tony, era un’esemplare femmina e non maschio come faceva dedurre il nome. Alle 18,30 di quello stesso giorno, Tony ricevette la cittadinanza onoraria direttamente dal sindaco, Antonino Drago, e venne introdotto, non in una gabbia, come era previsto inizialmente ma in uno spazio alberato ampio ed aperto, con una piscina, recintato e diviso dal pubblico da una trincea.

Tale spazio comodo fu suggerito dai catanesi stessi che vedevano nell’animale un grande simbolo di forza della città, tant’è che per indicare un catanese doc si cominciò ad utilizzare il termine “marca liottru”.

Purtroppo, Tony non visse a lungo come avevano sperato. Appena due anni dopo, il pachiderma fu colto da un malore e venne rinvenuto, dal custode, in fin di vita. Vani furono i tentativi di salvarlo. Quella mattina, i cancelli della Villa Bellini rimasero chiusi e una numerosa folla si radunò lì davanti presagendo che fosse accaduto qualcosa all’amico dei catanesi. In molti piansero la sua morte e nei giorni a seguire ci furono numerose polemiche sulla presunta depressione che colpì l’animale subito dopo il suo arrivo a Catania. Tony, visse da principe, non gli mancava cibo e acqua, era riparato e sempre al centro dell’attenzione. Eppure qualcosa non lo rendeva felice. Oggi pensiamo che a Tony mancassero i suoi compagni di vita a cui aveva dovuto dire addio quella mattina di festa del 1965, dopo aver pernottato un ultima notte con loro in un tendone montato in piazza Alcalà. Tony fu un giullare di corte, di quelli pronti a far divertire il suo pubblico per poi tornare a piangere lontano da occhi indiscreti.
La salma di Tony fu caricata su un mezzo dell’esercito dopo essere stato imbracato e sollevato con l’aiuto di catene ed elevatori. Attraversò la città per l’ultimo saluto e giunse nelle campagne della via Palermo dove fu scavata un’enorme fossa con l’aiuto di scavatori. L’elefante venne cosparso di legname e benzina e gli venne dato fuoco. Il fumo della cremazione fu visibile per tutta la città.

Oggi gli animalisti avrebbero messo a ferro e fuoco la città per la triste storia di Tony. Noi, di Mascalucia Doc vogliamo che resti nella memoria di tutti catanesi pubblicandco la Minidime di Francesco Rapisarda nella prossima antologia Sicilia Dime Novels.
Ricerche storiche a cura di Giuseppe Reina e Francesca Calì. Foto dell’archivio storico della Sicilia.
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