Storie di Mascalucia - Maggio 29, 2019

Storie di Mascalucia : Vito Marchese, i ricordi ricostruiti dalla figlia Mariella

“Quando fu ristrutturata la Vara di San Vito perché il legno era completamente fradicio, mio papà lavorò per 6 mesi, al ritorno dal suo lavoro, solo,  la sera fino a tarda ora. Per completare il lavoro mancavano dei soldi e mio padre pensò bene di rivolgersi al Barone Rapisardi. Padre Nicola voleva pagare la mano […]
Di Giuseppe Reina

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  • “Quando fu ristrutturata la Vara di San Vito perché il legno era completamente fradicio, mio papà lavorò per 6 mesi, al ritorno dal suo lavoro, solo,  la sera fino a tarda ora. Per completare il lavoro mancavano dei soldi e mio padre pensò bene di rivolgersi al Barone Rapisardi. Padre Nicola voleva pagare la mano d’opera di mio padre, visto che lo aveva impegnato per tanti mesi, ma lui si rifiutò categoricamente. Lo stesso accadde per la varetta della Madonna.
  •  Padre Nicola era molto legato a papà, il quale aveva persino le chiavi della sua abitazione, e lo chiamava sempre per consigli e per farsi aiutare nelle cerimonie.  Addirittura una volta quando si ammalò, mio papà, poiché padre Nicola non aveva parenti a Mascalucia, lo portò da diversi medici e addirittura con mio zio Biagio Amantia anche a Messina.
  • Quando c’era bisogno di reperire denaro per la vara o per la Chiesa (i banchi per esempio) papà si rivolgeva ai notabili del paese. La cosa buffa era che quando papà si presentava a questi signorotti sapevano già dove voleva andare a parare, ma tanto era l’affetto che nutrivano nei suoi confronti (Vituzzu lo chiamavano), che corrispondevano ciò che potevano in quel momento.
  • Quando papà nella sua attività di mastru di vara ebbe bisogno di aiuto chiamò per collaborarlo Vito Longo.
  • Mia madre ricorda che quando papà era piccolo andava col nonno Alfio insieme a don Mariu “u ciliu” nei palmenti a raccogliere mosto e quant’altro, che poi vendevano e il cui ricavato veniva impiegato per la festa.
  • Era uso fare nella festa di agosto i carri che rappresentavano la vita di San Vito. Per il quartiere Matrice all’epoca se ne occupava lo zio di mio padre, Vito Tomarchio, per il quartiere San Vito se ne occupavano mio nonno con l’aiuto di Zappalà “u Ziuni”, padre della d.ssa Zappalà. N
  • Nel 1949, (data quasi sicura, perché corteggiava con lo sguardo mia mamma che era una signorinella) mio papà impersonò San Vito. E proprio quell’anno accadde una disgrazia in quanto una fiamma dei fuochi d’artificio cadde in piazza San Vito gremita di devoti che assistevano alla rappresentazione dei carri ed una donna , Emma, purtroppo perse la vita.

 

Relativamente alle foto che ti ho allegato volevo evidenziarti quella del 1997. Questa foto è stata scattata il 15/06. Come vedi mio papà era magrissimo e provato, perchè il 27 maggio aveva avuto il primo  ictus che lo aveva visto ricoverato in terapia intensiva per 3 gg. Noi non volevamo assolutamente che si impegnasse nella sua solita attività, ma il suo amore e la sua devozione per San Vito era tale, che volle essere presente a tutti i costi. E ci rassicurava dicendoci che nulla gli sarebbe accaduto, perchè “u picciriddu suo” lo avrebbe riguardato così come gli aveva fatto superare il triste evento.”

Mariella Marchese

1997

1997

anno 1966

1966

nonno alfio marchese

Alfio Marchese

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