Storie di Mascalucia - Marzo 21, 2022

Storie di Mascalucia : Vito Rapisarda detto “Billibà” U Saristanu!

Scrivere su Vito Rapisarda “Billibà” è un esercizio arduo, date le poche informazioni note su di lui. Ho cercato quindi di raccogliere testimonianze e memorie che Vi sottopongo nella loro interezza. TESTIMONANZIA DI GIUSEPPE REINA E MARIA GRAZIA SAPIENZA “Vito Rapisarda, ma da tutti conosciuto con il nomignolo di “Vito Billibà” era il sacrestano di […]
Di Giuseppe Reina

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Scrivere su Vito Rapisarda “Billibà” è un esercizio arduo, date le poche informazioni note su di lui.

Ho cercato quindi di raccogliere testimonianze e memorie che Vi sottopongo nella loro interezza.

TESTIMONANZIA DI GIUSEPPE REINA E MARIA GRAZIA SAPIENZA

“Vito Rapisarda, ma da tutti conosciuto con il nomignolo di “Vito Billibà” era il sacrestano di San Vito ai tempi di padre Nicola.
Non era chiara l’origine del “pecco” attribuitogli: da ragazzo ricordo che lo chiamavamo anche “Billy Bis” che era un personaggio dei fumetti che veniva pubblicato sul Monello o sull’Intrepido. Probabilmente era una storpiatura, ma qualcuno conoscerà sicuramente l’esatta derivazione del simpatico pecco.
Faceva anche il carpentiere, e pare che avesse un legame “speciale” con il vino tantoché molte volte arrivava all’ubriacatura, più indotta da chi voleva farsi scherno di lui, che voluta.
Aveva un carattere irascibile e memorabili sono le sue liti con la sorella Rosa con cui conviveva in via Carbonaro-Ospizio.
In Chiesa era solito adirarsi se non suonava le campane e talvolta gli scappava qualche bestemmia che il buon Padre Nicola faceva finta di non sentire, dato che di lui aveva bisogno.
Vito era un buon paesano, un po’ sempliciotto e, proprio per questo motivo, talvolta veniva preso in giro da ragazzi e adulti che godevano a farlo incazzare. Molto devoto a San Vito.
Era il “rivale” di Placidino, sacrista della Chiesa Madre e i due facevano a gara a chi doveva suonare le campane. Placidino in Chiesa Madre, Vito in Chiesa San Vito, ma non disdegnavano di scambiarsi i ruoli.”

TESTIMONIANZA DI GIOVANNI RAPISARDA

“Io ho un ricordo speciale di Vito “Billibà”.

Ogni mattina alle ore 6,00 faceva le pulizie nel circolo cacciatori ubicato nella bottega in via Etnea 190 sottostante la mia abitazione e Vito puliva cantando, a squarcia gola, in gregoriano le preghiere dei defunti.

Nel silenzio del mattino ascoltare quelle litanie era , vi assicuro, un “gran bel risveglio” e si correva “per precauzione” a toccare qualcosa di efficace!

Quando qualcuno moriva Vito lo annunciava con gran clamore per le vie del paese pregustando la gioia, o meglio l’eccitazione , per suonane le campane a morto e per il relativo irrinunciabile compenso che chiedeva, senza particolari cerimonie (direi brutalmente), ai parenti per il gran servizio reso per l’anima del defunto

Ricordo che le campane a morto venivano suonate ben tre volte ed anche a lungo.

Il giorno del decesso per annunciare la morte e poi all’entrara e all’uscita della salma.

Se i rintocchi delle campane associate erano di numero pari si trattava del decesso di una donna se dispari di un uomo”

TESTIMONIANZA DI VITO CORSARO

“…ricordo che quando entrava nella sede dei “Socialisti” tutto contento, la gente gli chiedeva: “Chi è morto?” e lui contentissimo, l’informava.

Per quanto riguarda i rintocchi erano due se donna, tre se uomo, quattro se prelato e cinque per il Papa.”

TESTIMONIANZA DI GIOVANNI ANGEMI.

“Ricordo benissimo il sig.Vito e la sorella Rosa.

Negli anni ’70 era solito, ogni domenica sera, che tutti i figli di mia nonna Nunzia (ben otto che abitava proprio di fronte alla casa di Vito ” Billiba’” si riunissero.

Quasi sempre i nipoti, specialmente gli sposati, erano della compagnia. Io, sposato da poco, ebbi tante belle chiacchierate con Vito; persona affabile, modesta e sincera.

Ho avuto anche il piacere di donargli, ogni tanto, qualche capo di selvaggina che accettava con entusiasmo. Ogni volta mi anticipava come sua sorella Rosa lo avrebbe cucinato.”

TESTIMONIANZA DI SALVO CARUSO.

“Io ho fatto l’impianto elettrico delle campane.

Ricordo che lui esigeva, in maniera maniacale, che le campane elettrificate dovevano suonare come se le stesse suonando lui.

A tal proposito ha preteso che registrassi il suono dei vari segnali suonati da lui in modo da confrontarli con quelli elettrificati.

Credevo di averlo contro invece ha collaborato molto affinché si raggiungesse la perfezione.”

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