Studi e ricerche - Febbraio 18, 2018
Corale Santa Cecilia di Mascalucia
Ringraziamo Vito Sapienza, Franco Rapisarda e tutto il loro Gruppo per le preziose ricerche sulla Corale Santa Cecilia, una eccellenza di Mascalucia, e che ci hanno dato la possibilità di pubblicare sul nostro sito quanto da loro ricostruito. Vedremo da chi e come si compone la Corale, ma per prima cosa, è necessario tornare indietro nel […]
Di Giulio Pappa

Ringraziamo Vito Sapienza, Franco Rapisarda e tutto il loro Gruppo per le preziose ricerche sulla Corale Santa Cecilia, una eccellenza di Mascalucia, e che ci hanno dato la possibilità di pubblicare sul nostro sito quanto da loro ricostruito.
Vedremo da chi e come si compone la Corale, ma per prima cosa, è necessario tornare indietro nel tempo e vi faremo immergere in quell’epoca con le parole di Franco Rapisarda.
“La Corale S. Cecilia, il cui merito della costituzione va attribuito a Padre Pasqualino Armando Di Stefano, sostenuto con entusiasmo dalle conoscenze musicali di Alfio Santonocito, cominciò a svilupparsi alla fine degli anni ’60 e, nel suo periodo di maggior fulgore, arrivò a contare quasi 70 coristi.
Questo periodo che va dalla metà degli anni ’60 e la fine degli anni ’80, portò ad un profondo cambiamento non solo dell’Italia, ma anche di Mascalucia.
In Italia, la fase del boom economico si andava pian piano esaurendo e già si intravvedevano i primi segnali della crisi e dello sconvolgimento che avrebbe scosso la nostra società ed avrebbe dato inizio ad uno dei periodi più bui della nostra società con il rapimento Moro e con le stragi degli anni di piombo.
In campo internazionale la guerra fredda si protraeva e le forze della NATO e del Patto di Varsavia continuavano pericolosamente a fronteggiarsi. Il muro di Berlino era l’emblema tangibile di questa suddivisione in due blocchi contrapposti. La crisi dei missili di Cuba aveva portato sul baratro di una nuova guerra. Gli USA continuavano a rimanere impantanati nel conflitto del Vietnam ed anzi avevano incrementato lo sforzo bellico. La Primavera di Praga iniziata nel 1968 fu solo un’illusione e fu soffocata dall’intervento della Russia.
Contemporaneamente il movimento sociale e politico del ’68 interessò quasi tutti i Paesi del mondo con la sua forte carica di contestazione contro i pregiudizi e le convenzioni sociali, politiche e religiose e diede una scossa decisiva al processo di rinnovamento globale determinando la crisi di istituzioni ed ideologie che sembravano immutabili.
La lunghezza dei capelli dei ragazzi divenne l’emblema della protesta.
Nel 1962, Beatles e Rolling Stones iniziavano quasi in parallelo il loro percorso nella storia della musica, un percorso che avrebbe influenzato profondamente il mondo della musica rock e della musica in generale. Anche in Italia negli anni ’60 prese il via un prevedibile processo di imitazione e si formano numerose band (I Nomadi, I Dik Dik, I New Trolls, L’equipe 84 ecc.). Nacque, con Umberto Bindi, Fabrizio De Andrè, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Gino Paoli e Luigi Tenco, la scuola genovese della canzone d’autore caratterizzata da un approccio stilistico diverso e più ricercato soprattutto nei testi rispetto alla musica tradizionale italiana. Parallelamente si svilupparono la scuola milanese con Giorgio Gaber, Enzo Iannacci, quella emiliana con Lucio Dalla, Francesco Guccini e quella romana con Francesco De Gregori e Antonello Venditti. E la dolce poesia di “Impressioni di settembre” della PFM.
Dario Fo con il suo Mistero Buffo divise gli Italiani fra quelli che lo consideravano un capolavoro e quelli, invece, che lo consideravano al limite del blasfemo.
L’Apollo 11 portò il primo uomo sulla luna, al termine di una lunga gara fra Americani e Russi.
La stilista inglese Mary Quant inventò la minigonna mentre la foggia dei pantaloni assunse la caratteristica forma della zampa di elefante nella sua parte terminale.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II° aveva profondamente innovato la Chiesa ed aveva rivoluzionato anche la liturgia introducendo il volgare al posto del latino e, finalmente, si capirono appieno le parole della celebrazione eucaristica senza dover frequentare il liceo classico.
E…a Mascalucia?
Il rinnovamento a Mascalucia assunse la forma dell’abbattimento delle vecchie abitazioni, poste a lato della chiesa di S. Vito a ridosso della sacrestia, per fare posto al Corso S. Vito ed alla nuova casa comunale. Quello che, a prima vista, poteva sembrare il principio di un’epoca di sana modernizzazione, in realtà divenne l’inizio della fine dell’identità del paese così come si era conservata fino a quel tempo. In effetti la donazione da parte del Barone Matteo Rapisardi di una porzione di terreno per la costruzione del Municipio diede inizio al sacco di Mascalucia e ad un’epoca di grande speculazione edilizia e di sfruttamento di terreni divenuti improvvisamente edificabili.
Le amministrazioni comunali che si susseguirono in quel periodo non fecero altro che modificare il piano regolatore del comune ampliando a dismisura le zone e le aree edificabili del paese in funzione dei terreni da privilegiare ai fini dello sfruttamento edilizio, continuando ad ignorare l’unica proposta seria e rispettosa del territorio e delle sue peculiarità che era il progetto dell’architetto Silvestro Manenti. Salvo, poi, versare lacrime di coccodrillo quando Silvestro si suicidò. In tutto questo noi assistevamo senza reagire, quali testimoni inconsapevoli, allo sfascio che si stava perpetrando.
Si andava alle ignobili sceneggiate dei consigli comunali per sganasciarsi delle risate di fronte alle finte liti fra i protagonisti che dietro la facciata dei contrasti, in realtà, coltivavano i loro interessi a scapito della collettività.
I pilastri della speculazione edilizia sorgevano come funghi approfittando anche dell’oscurità della notte e la luce del nuovo giorno vedeva sorgere una foresta di cemento che si sostituiva a quelle naturali. La frattura del cavòlo, luogo unico sotto l’aspetto naturalistico, venne ricoperta e spianata con tutta la sua rigogliosa flora del tutto particolare, le macchie di faggi a fianco del campo di calcio abbattute e così via.
E la gente…rideva. L’unica cosa che sembrava interessare era il continuo sorgere di due opposte fazioni in qualsiasi campo si operasse. Così ci si logorava nella inutile competizione fra le due parrocchie della Matrice e di S. Vito, nella formazione di due diverse compagnie teatrali (Troupe 70 e Piccolo teatro siciliano), due giornali (Il Semaforo e Tatzebao) due squadre di calcio (Terribile e Libertas). Addirittura, in campo pallavolistico, furono varate tre squadre (SGAS, Panunzio e Folgore) che poi, fortunatamente, confluirono in un’unica formazione
Giovani di entrambi i campi politici tentarono di reagire all’interno dei rispettivi partiti, ma, alla fine, furono costretti a desistere, stritolati e fagocitati da interessi e coercizioni più forti di loro.
Paradossalmente ebbero più efficacia le “zingarate” della SGAS che le attività di contrasto all’interno degli organi istituzionali.
Mascalucia perse la propria identità storica, architettonica e culturale di paese per diventare un caotico agglomerato urbano con una popolazione decuplicata rispetto a quella originaria. Le tradizioni e le feste collettive si esaurirono progressivamente ed il paese divenne anonimo e sempre più privo della propria tradizione”.
Il coro
A Padre Pasqualino Armando Di Stefano, sostenuto con entusiasmo dalle conoscenze musicali di Alfio Santonocito, va attribuito il merito della costituzione della corale S.Cecilia che, nel suo periodo di maggior fulgore, arrivò a contare quasi 70 elementi. In verità, pochissimi dei componenti avevano alle spalle degli studi specifici in materia, mentre la quasi totalità degli stessi era totalmente digiuna delle più elementari nozioni di musica o di tecnica musicale. Risulta evidente, quindi, che l’impostazione di un coro a quattro voci dispari con così numerosi elementi di tutte le età e delle più varie estrazioni sociali e culturali era veramente una operazione di estrema complessità che il parroco, dotato di una non comune cultura musicale, riuscì a portare a termine.
Il nucleo iniziale dei coristi si creò con l’introduzione nella liturgia della messa, anche a seguito delle innovazioni del Concilio Ecumenico vaticano II°, delle canzoni orecchiabili della cosiddetta messa dei giovani o “beat” in ossequio alla sorgente moda canora di quegli anni. Due chitarre, un basso, una tastiera ed una batteria fornivano la base musicale per canzoni di struttura semplice e di facile esecuzione.
Successivamente si passò a temi più complessi legati all’esecuzione di brani della liturgia
domenicale o festiva solenne come, ad esempio, del Venerdì Santo (“O capo insanguinato”, “Eli,Eli sabactani”) e quelli tipici della tradizione italiana ed internazionale, soprattutto anglosassone, del Natale (“Tu scendi dalle stelle”, “Bianco Natal”, “Nella notte di mister”, “Astro del ciel”, ecc.).
Il vero salto di qualità avvenne con l’esecuzione della “Missa de Angelis” di Bartolucci della “Missa Brevis” di Pierluigi da Palestrina e de “l’Alleluja” di Haendel.
Il repertorio si allargò con le arie tratte dal mondo operistico con arie di Verdi (“La Vergine degli Angeli”,” O Signore dal tetto natio”, “Gerusalem”, “Va pensiero”, ecc.), Bellini (“Dall’aura tua profetica”, “O fosco cielo”) Mascagni (“Inno al sole”, “Regina Coeli”). In particolare, quest’ultimo brano divenne una specie di cavallo di battaglia che veniva eseguito non solo in occasione della messa solenne di Pasqua, ma anche in occasione dei numerosi concerti effettuati a Catania, nei paesi viciniori e a Lipari.
L’esecuzione del “Il coro a bocca chiusa” dalla “Madama Butterfly” di Mascagni costituì un altro notevole passo in avanti della corale proprio per la estrema difficoltà dell’esecuzione, fatta, appunto, a bocca chiusa da parte di tutti i coristi, sempre nelle sue quattro articolazioni.
Di notevole importanza fu anche l’esecuzione di brani del canto gregoriano, tipico degli organi monastici, la cui struttura musicale, come è noto, è del tutto particolare ed adatto all’esecuzione di sole voci maschili, che venne adattato per l’esecuzione di tutte e quattro le voci della corale (tenori, bassi, contralti e soprani).
Un ulteriore ampliamento del programma di brani avvenne con l’introduzione di canti della tradizione popolare quali “La montanara” e “Quel mazzolin di fiori”, per cui, nel periodo di maggiore attività, il repertorio della corale arrivò a contenere oltre 60 brani.
Purtroppo, quando, per ragioni di studio, di lavoro o per altre motivi, un notevole numero di componenti della corale dovette abbandonare Mascalucia per recarsi altrove, non si riuscì a rimpiazzare i vuoti con forze nuove e, a poco a poco, quella bellissima esperienza esaurì la propria la propria forza propulsiva e arrivò, ai primi degli anni ’80, malinconicamente al termine.
Adesso ci teniamo a presentarvi l’elenco dei membri della Corale, suddivisi nelle quattro categorie: bassi; tenori; contralti; soprani. (Se ci fosse qualche dimenticanza, non esitate a mandarci una mail per aggiungere il nominativo).
Corale S. Cecilia
Chiesa Madre Mascalucia
Direttore: padre Armando Pasqualino Di Stefano
Bassi
- Amantia Alfio
- Calvagno Mario
- Caserta prof…
- Catalano Franco
- Caruso Antonio
- Caruso Pippo
- Cicirella Roberto
- Di Pasquale Franco
- Finocchiaro Santo
- Giordano Santo
- Giuffrida Salvatore
- Paolillo Lillo
- Pappalardo Paolo
- Pellegrino Giovanni
- Rapisarda Franco
- Santonocito Alfio
- Sapienza Vito
- Sapienza Salvatore
Tenori
- Aiello Nuccio
- Arena Tuccio
- Badalato Giuseppe
- Caruso Salvatore
- Consoli Antonio
- Corsaro Mario
- Corsaro Nicola
- Cuscunà Salvo
- Di Prima Salvatore
- Fragalà Piero
- Giuffrida Enzo
- Giuffrida Pippo
- Giuffrida Vito
- Pappalardo Mimmo
- Piccolo Melo
- Piccolo Filippo
- Ragusa Francesco
- Rapisarda Giuseppe
- Salerno Paolo
- Sapienza prof. Salvatore
- Sapienza Vito
- Tropea Nino
Contralti
- Aiello Concetta
- Caruso Domenica
- Cristaldi Franca
- D’Amico Maria Grazia
- Eni Giusy
- Giordano Lucia
- Giordano Angela
- La Rocca Carla
- Lombardo Anna
- Lombardo Graziella
- Nicosia Angelamaria
- Paolillo Adele
- Pellegrino Adelina
- Poma Melita
- Ragusa Agata
- Rapisarda Maurella
- Squillaci Angelina
- Villardita Concetta
- Villardita Roberta
- Villardita Donata
- Zappalà Angioletta
Soprani
- Arena Franca
- Bonaventura Angelina
- Cappello Anna
- Cappello Marzia
- Corsaro Agata
- Cuscunà Mariella
- Di Grazia Agata
- Eni Maria
- Finocchiaro Giovanna
- Giordano Maria
- Giuffrida Agata
- Longo Patrizia
- Longo Lella
- Paolillo Maria Paola
- Reina Graziella
- Sapienza Concetta
- Sciuto Carmelina
- Sciuto Lucia
- Signorelli Pinella
- Strano Pierina
- Zappalà Giuseppina
- Zappalà Graziella
Ma qual era il repertorio della Corale Santa Cecilia?
Vito Sapienza ha ricostruito il repertorio con la seguente classificazione: canti religiosi; canti di Natale; repertorio operistico; repertorio vario.
Corale S. Cecilia – Chiesa Madre Mascalucia
Repertorio
Religioso
- Bartolucci “Missa de Angelis”
- Giovanni Luigi da Palestrina “Missa Brevis”
- Anonimo Ave Maria di Lourdes
- L H Meredith ” Pace qual fiume”
- A Bertolli ” Inno a Maria SS della Consolazione “
- Van Berchem ” O Jesu Christe”
- Mazzaglia su un tema di M.Gionbini “Eli!! Eli!!”
- Elaborazione Di G. Mazzaglia ” Ti Ringrazio”
- Di Bartolucci “Attende Domine”
- Bonaventura Somma “Ave Maria”
- F. Handel “Alleluia” da Il Messia
- Morricone “Israel “
- Zandonai “Ave o Maria “
- Meloni, F. Zanettini, T. Zardini (1965) “Dov’è Carità E Amore”
- S. Bach “Come un Bimbo “
- Corale Inglese “Più Presso a Te Signor “
- Corale Tedesco ” Te Lodiamo e Confessiamo”
- S. Bach “Cristo è Vita”
- Jet “Gloria A Cristo”
- B.Dykes “Santo, Santo, Santo”
- S.Bach “O Capo Insanguinato”
- S.Bach “O Spirto del Signore”
- Stefani Meloni “Come il grano”
- S.Bach “Resta con Noi”
- Bour Gelois / Stefani “Noi Canteremo Gloria A Te”
- Inno a San Vito
Vario
- Melodia Di T. Ortelli Con Armonia di L. Piganelli “La montanara”
- Anonimo nel XIX secolo“Quel mazzolin di fiori”
- Anonimo (1905) “La villanella ..Oh come balli bene bella bimba..”
- Boito “Barcarola”
- Baader “Il ritorno d’aprile”
- W. Beethoven “Inno alla gioia” dalla Nona sinfonia
- G Mulè “Largo”
Canti di Natale
- Trascrizione di J. F. Wade (1743) “Adeste fideles”
- Alfonso Maria de Liguori (1754) “Tu scendi dalle stelle”
- Berlin (1940) “Bianco Natal”
- M. Neale (1853) “Nella notte di mister”, “Good King Wenceslas” adattato alla melodia di Tempus adest floridum, canto di primavera del XIII secolo.
- Tallis (1505-1585) Canto Gregoriano “Puer natus est”
- Testo Mohr, musica F. X. Gruber (1816) Astro del ciel “Stille Nacht“
- Testo Wesley (1739), Musica F. Mendelssohn (1840), “Cantan gli angeli nei ciel” “Hark! The herald angels sing“
- COUPERIN (1668 1733) da una Pastorale per Organo: “In notte placida”.
- Brahms (1868), “Ninna nanna Gesù” ” Guten Abend, gute Nacht”
Operistico
- Puccini “Coro a bocca chiusa” da Madama Butterfly
- Wagner “Coro Nuziale” da Lohengrin
- Rossini n DaI tuo stellato soglio” da Mosè
- Verdi “La Vergine degli angeli” da La Forza Del Destino
- Verdi “O Signore dal tetto natio” da I Lombardi alla prima Crociata
- Verdi “Gerusalem” da I Lombardi alla Prima Crociata
- Verdi “Va Pensiero ” da Nabucco
- Bellini “Dall’aura Tua Profetica” da Norma
- Bellini “A Fosco Cielo” da La Sonnambula
- Mascagni “Inno Al Sole ” da Iris
- Mascagni “Regina Coeli” da Cavalleria Rusticana
Le ricerche effettuate da Vito Sapienza non terminano qui, e pubblichiamo in allegato degli articoli storici estratti dal quotidiano “La Sicilia” riguardanti le attività della Schola cantorum della Matrice di Mascalucia alias Corale Santa Cecilia di Mascalucia.
(Cliccando sugli allegati sopra si aprirà un file PDF con l’articolo)
di Giulio Pappa
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