Satira - Novembre 26, 2021
Cronache di Mascalcìa- 1 : “Mala tempora currunt (sed peiora parantur)
Vi narrerò, o viandanti del futuro, l’epopea e le gesta leggendarie di un gruppo di eroi, capeggiati dal mitico ed onnipotente Re Enzù, che cambiarono il corso della nostra storia. Dal mio luogo di perdizione e morte, sospeso in un limbo tra cielo e terra, scriverò per Voi queste brevi trattazioni affinché possiate meditare su […]
Di mascaluciadoc@virgilio.it

Vi narrerò, o viandanti del futuro, l’epopea e le gesta leggendarie di un gruppo di eroi, capeggiati dal mitico ed onnipotente Re Enzù, che cambiarono il corso della nostra storia.
Dal mio luogo di perdizione e morte, sospeso in un limbo tra cielo e terra, scriverò per Voi queste brevi trattazioni affinché possiate meditare su quel che è, che è stato e quello che sarà.
A cavallo del mio Drago Immortale, osservai l’ascesa di Re Enzù e dei suoi cavalieri della Tavola Imbandita, con miserrimo animo.
Tra di loro, c’erano grandi combattenti provenienti da mille battaglie e che avevano sparso sangue e dolore tra le nemiche genti.
Dentro le vestigia di un antico maniero tutto bianco recante la scritta “Municipium”, Re Enzù riunì i suoi più fedeli collaboratori, indicando la più luminosa strada verso “L’OBIETTIVO COMUNE” e chiedendo un ardimentoso sostegno contro i Fratelli e le Sorelle Nere della Buona Pipistrellaia, laidi mercenari al soldo del biondo vichingo Gunnar Sommanson.
In una notte buia e tempestosa, illuminati solo da alcune torce, dato che le casse reali era più vuote della summa dei cervelli dei loro sudditi, Re Enzù guardò tutti negli occhi, con sguardo severo ma non severissimo.
Sedeva alla destra del Re, il prode Gibiliscu, sciamano dall’eloquenza dotta e non tentennante, sempre pronto ad offrire servigi all’Impero.
C’era anche Sir Cardillotto, rubicondo cavaliere avvezzo a mille pugne sanguinarie , il quale si era messo a disposizione del Reame con spirito abnegativo “et prorompenti eloquentia”.
Tra loro anche il Signore Nero, tetro ed ingannevole, sempre in disparte, pronto solo ad ottenere benefici ed a tradire il gruppo di Eroi, con sottili e subdole trame.
Fra gli astanti anche il Sanpietrino Pietro, raro esempio di dedizione alla causa comune, instancabile affabulatore ed abile conoscitore di tutte le più oscure vicende del Regno.
E poi c’era LEI, la principessa padana Ginevra Sonia , instancabile mediatrice e donna di rare virtù nascoste, catapultata, guarda caso ma “non” per caso, nel fantastico mondo di mezzo, come eroina a cui si chiede un leggiadro aiuto amazzone.
Cosa avrebbero deciso questi EROI epici?
Quale inesorabile compito gravava sulle loro ampie spalle?
Il Re, dopo un lungo sospiro, con voce ferma ma non fermissima, disse: “Carusi, il dado è tratto. Cu cia cala a pasta?”
Ad illo tempore, il Reame era funestato da loschi figuri i quali vessavano contadini ed artigiani con l’imposizione violenta di gabelle illegali volgarmente denominate “pizzibus” che strangolavano il popolo.
Tali esseri miserevoli erano coadiuvati da sordidi individui collusi che li mettevano al corrente dei progetti del Reame, procurando indubbi benefici e larghissimi guadagni a discapito di tutti.
Talvolta qualcuno veniva pure segregato , ma nulla cambiava, in quanto l’ignoranza e la sudditanza alle orde malfattrici era così tanta e così estesa da far pendere la bilancia della pugna, sempre e solamente da una sola parte.
Cosicché anche il Reame era in costante pericolo di rivolta, in quanto accusato di non difendere abbastanza i propri sudditi, anzi di favorire trame e sotto-trame di infima valenza.
E con ciò rischiava di disgregarsi.
Chi tramava alle spalle di questi Eroi, cavalcando l’onda del malcontento?
Riusciranno a salvare le loro fetide anime dalle perigliose indagini della Santa Inquisizione che vuole togliere loro , titoli e benemerenze ottenute con il consenso dei sudditi?
Riusciranno l’italica Concettina D’Arco, pulzella d’Orleans con i fidi nobiluomini Frescobaldo del Marchese ed Ignacio del Carro a frantumare la dinastia degli Enzù, magari favorendo l’ascesa di bellicosi ed impavidi guerrieri, senza re e senza regno?
Chi vivrà, vedrà.
A me solo l’ingrato compito di raccontarvi quei tempi bui.
Inter sidera versor.
Continua…
L’Abate Pietà.
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