Satira - Dicembre 13, 2021

Cronache di Mascalcìa/3:”Fames ac pestilentia”

Ad illo tempore, una terribile pestilenza del tipo “Coviddibus ibi non est” s’abbatté sul Reame. I sudditi erano terrorizzati da quello che sentivano dire in giro, in quanto si narrava di morti a milioni di milioni di milioni e di milioni. Erano tutti morti, ma rimanevano i milioni. Perfidi travisatori ed infami passaparola di questa […]
Di mascaluciadoc@virgilio.it

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Ad illo tempore, una terribile pestilenza del tipo “Coviddibus ibi non est” s’abbatté sul Reame.

I sudditi erano terrorizzati da quello che sentivano dire in giro, in quanto si narrava di morti a milioni di milioni di milioni e di milioni.

Erano tutti morti, ma rimanevano i milioni.

Perfidi travisatori ed infami passaparola di questa benemerita e santa Verga, smaniosi di creare il terrore, dettero vita ad uno stillicidio di falsi proclami che circolando su un diabolico marchingegno senza tasti, arrivavano nelle case ed incupivano le menti più deboli e fallaci.

Si credeva a tutto, come nelle elezioni comunali.

Re Enzù stava accigliato nel suo maniero bianco, cercando di dare sollievo alle popolazioni.

Chiese aiuto ai Feudatari, contando sulla loro lealtà e sulla loro abnegazione.

Ma essi neanche risposero all’appello.

Il RE allora, insieme al suo ciambellano Capuozzello e al suo fido Mago Uccino, mise a punto una pozione magica salvifica da donare “gratis pro patientibus populum”.

Era certamente cosa buona e giusta, ma i Feudatari boicottarono il progetto ed anzi lo derisero, affermando che si trattava di un intruglio buono solo da usare come “bitumen” per chiudere le buche che si moltiplicavano rigogliose lungo le strade del Reame.

Egli si ritrovò del tutto solo, in quanto quei Grandissimi Feudatari del Gran Consiglio dei Feudatari preferirono rimanere nei loro castelli piuttosto che scendere per strada a guadagnarsi il gruzzolo di monete d’oro che gli pendeva dal sacchettino legato al fianco.

E mentre il popolo soffriva, loro gozzovigliavano vivendo lussuriosamente , protetti dalle alte cinta murarie.

Re Enzù e pochi prodi scesero in mezzo al popolo affamato, cercando di infondere coraggio.

Si prodigò al massimo e qualcosa ottenne: cibo, ghinee d’oro da dare ai mortidifame fasulli con reddito di cittadinanza, vettovaglie, posate d’argento e non, cannullati e fummaggiu musciu.

Ma, ancora una volta, i Grandissimi Feudatari del Gran Consiglio dei Feudatari invidiosi del potere del Re, tramarono alle sue spalle.

Essi avevano le proprie genti al seguito, le loro truppe ed i loro vassalli che volevano cibarsi ancor di più e arricchirsi grandemente ai danni del popolo.

Si misero in fila per “ladrare” quanto era spettante al popolo ignorante.

Approfittando della bontà di Re Enzù, uscirono di soppiatto nottetempo e furtivi riuscirono a compiere alcune sortite, procurando cibo e vettovagliamento anche per chi non ne aveva bisogno alcuno.

Contavano sul fatto che, proprio a causa di questa pestilenza così letale, nessuno avrebbe avuto modo di vedere, giudicare e parlare.

Ah stolti…Ah infami…Ah ridicola gente di infimo lignaggio!

Un fulmine divino vi colpisca nei Paesi Bassi, laddove il vostro Mulino a vento, non rotei più ma assuma una posizione contrita e melliflua, per mai più rialzare la testa.

Ah esseri immondi..!

Verrà il giorno del giudizio e verrà il giorno in cui pagherete il fìo delle vostre malefatte ai danni del popolo.

Tornerà il tempo dell’onore, degli uomini impavidi, del coraggio e della pace sociale.

Ed allora saranno scacciati e schiacciati dal mio Dragone infernale, tutti gli sciocchi servi di Cromm che, ottenebrando le menti rese pavide dal bisogno, si macchiarono di gravi colpe e nefandezze.

Verrà il giorno in cui si apriranno le patrie galere ed in cui gli immondi saranno lasciati a marcire nel disonore e nell’empietà.

Così scrivo e così trasmetto a coloro che verranno, affinché anziché prendersi la Verga quotidianamente laddove non batte mai il Sole, possano aprire le loro menti ed allontanarsi da chi vive nel disonore.

Che Iddio abbia misericordia di Voi, se un DIO l’avete.

L’Abate Pietà.

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